Dura stare a casa, eh? Beh, se siete appassionati di cinema (e forse lo siete, visto che state leggendo il nostro blog), potreste sciropparvi le millemila ore di registrazione video (e anche audio! Altrimenti non si capirebbe nulla, che diamine!) dei 5 appuntamenti di Situazione Critica organizzati nel 2019 dalla Pigrecoemme, con il contributo della Regione Campania e della Film Commission Regione Campania.
Si pensa superficialmente che chiunque abbia successo sia felice. La disamina di tutti i personaggi dello spettacolo che non sono riusciti a reggere il peso che comporta l’essere famosi sarebbe troppo lunga e noiosa; eppure, volendo fare un discorso semplicistico, che cosa potrebbe andare storto per chi possiede soldi, una casa, una posizione di rilievo, un giornale sempre pronto a pubblicare foto, e persone – i fan – che lo amano incondizionatamente?
Ventitré anni, un Globo d’oro e un Nastro d’argento: Phaim Bhujian, originario del Bangladesh, è protagonista, sceneggiatore e regista di Bangla e candidato al David di Donatello come miglior regista esordiente.
In Sole, di Carlo Sironi, Ermanno trascorre le sue giornate a giocare alle slot machine e tenta di guadagnare con piccoli furti. È solo e senza alcuna direzione. Lena è una sua coetanea di origine polacca, è incinta ed è intenzionata a vendere il suo bambino. Gli acquirenti sono lo zio di Ermanno e sua moglie, entrambi sterili: sono stati loro a convincerlo a riconoscere la bambina e a concedere poi l’affidamento.
A causa della diffusione del virus COD-19 le uscite in sala sono state ridotte (il film di Carlo Verdone rimandato a data da destinarsi), il pubblico è in netto calo e la crisi del settore è preoccupante. Ne giovano gli OTT che distribuiscono film da vedere comodamente (e tranquillamente) a casa. Abbiamo visto per voi Il suo ultimo desiderio di Dee Rees (Mudbound) su Netflix.
Giovedì 20 febbraio è stato distribuito nelle sale italiane Cattive Aque (Dark Waters), diretto da Todd Haynes. La pellicola racconta unavicenda realmente accaduta, un caso inquietante e pericoloso a livello mondiale. Mark Ruffalo interpreta Robert Bilott, un avvocato ambientalista protagonista dell’estenuante battaglia legale durata ben diciannove anni (e non ancora conclusa) contro il colosso chimico DuPont. Con ostinazione, Bilott ha rappresentato settantamila cittadini dell’Ohio e della Virginia, la cui acqua potabile era stata contaminata dallo sversamento incontrollato di PFOA (acido perfluoroottanoico).
Ci vuole coraggio a sfidare il Potere e i Potenti, ma non solo. Non si tratta di andare in contro alla paura, quanto piuttosto di tollerare le conseguenze psicologiche di una tale azione. Bilott lentamente si consuma, perde ogni certezza, si sente solo e viene definito persino pazzo, perde l’affetto delle persone a lui più care. È quindi sufficiente avere solo coraggio? Ci vuole molto di più. C’è bisogno – paradossalmente – di un senso di incoscienza. È la salute mentale, oltre quella fisica, che viene meno.