L’Heist Movie all’italiana in 10 film

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L’heist movie (noto anche come caper movie con un’origine da un etimo latino che lascia piuttosto perplessi) è un sottofilone del thriller incentrato sul “colpo grosso”. Ovviamente i titoli più importanti arrivano da oltreoceano: Ocean’s Eleven, Il genio della rapina, La pietra che scotta e più di recente Inside Man. Tuttavia negli anni ’50 il film di maggior successo appartenente al sottofilone fu Rififi di Jules Dassin di cui I soliti ignoti doveva rappresentare la parodia, finendo, data la bravura degli sceneggiatori, col diventare a sua volta un prototipo ricalcato e rifatto. In Italia il “colpo grosso”, grazie all’originale monicelliano, si incrociò spesso con la commedia all’italiana: basti pensare a Operazione San Gennaro di Dino Risi o a Il furto è l’anima del commercio? di Bruno Corbucci entrambi ambientati a Napoli (come Colpo grosso alla napoletana, produzione americana di Ken Annakin che, comunque, si inseriva nella scia del successo di Risi). Ma grazie a Marco Vicario e al suo Sette uomini d’oro, l’heist movie all’italiana trovò anche una sua fisionomia internazionale tanto che se ne può tranquillamente tracciare una playlist perché di titoli non ne mancano. Di recente, Vincenzo Alfieri ha cercato di dare nuova linfa al filone con il suo Gli uomini d’oro (ma tu guarda!), ispirandosi a un fatto di cronaca che già era alla base di Qui non è il Paradiso di Gianluca Maria Tavarelli, ma forse quell’atmosfera scanzonata e ironica di gran parte delle pellicole appartenenti al filone ce l’ha la trilogia di Sidney Sibilia Smetto quando voglio, sebbene declini in maniera diversa il “colpo grosso“. Noi cercheremo di concentrarci sul periodo più prolifico della variante nostrana dell’heist movie: dalla metà degli anni ’60 alla prima metà dei ’70.

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Corso online di critica cinematografica dal 20 giugno 2020

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Il 29 giugno riparte il corso online di critica cinematografica, che è stato, forse anche per noi, l’appuntamento più sorprendentemente di successo di questo strano periodo. Certo, da un po’ di anni percepivamo un rinato interesse intorno all’analisi del linguaggio cinematografico, ma non avremmo mai immaginato la partecipazione di oltre 50 persone a due corsi e un seminario su Lanthimos in svolgimento in questi giorni.

Il corso che partirà il 29 giugno e che prevede una quota di iscrizione di € 100, dopo quelli dedicati alla New Hollywood e a Billy Wilder, sarà dedicato al Free Cinema. Il programma completo delle lezioni è qui.

Come ho fatto le scorse volte, anche questa cercherò di introdurre l’argomento con una diretta sulla pagina Facebook di Pigrecoemme, aperta a tutti, venerdì 19 giugno a mezzogiorno. E ovviamente la si potrà seguire anche dopo, se non si può in diretta.

Vi aspetto.

L’Ozploitation in 10 film

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Cosa significa il prefisso “oz”? Si tratta della forma contratta della pronuncia sonora australiana (o neozelandese) della parola aussie (ɒzi con la sonora /z/ al posto della sorda /s/) con la quale si indica il cittadino australiano per distinguerlo da quello inglese colonizzatore. La cultural cringe (sudditanza culturale) che per secoli ha caratterizzato gli Australiani ha fatto in modo che aussie fosse connotato e utilizzato spregiativamente. Spesso dagli stessi Australiani.

Ozploitation risulta quindi dalla fusione tra oz ed exploitation con cui si indica un tipo di film che punta ai bassi istinti dello spettatore schiacciando il pedale del sesso e della violenza senza lesinare in dettagli espliciti sia dell’uno che dell’altra. L’autore di questo neologismo parrebbe essere Mark Hartley, regista del documentario Not Quite Hollywood: The Wild, Untold Story of Ozploitation!, il quale avrebbe raccolto il suggerimento di Quentin Tarantino (abbondantemente chiamato in causa nel film in qualità di esperto) ovvero definire aussieploitation le innumerevoli pellicole di genere (dalla commedia ocker sul tipico aussie rozzo e con un problematico rapporto con le donne, di cui Mr Crocodile Dundee rappresenterà la versione edulcorata ed esportabile, all’horror passando per il thriller e la fantascienza distopica) girate in Australia tra i ’70 e gli ’80. Il motivo di questa proliferazione di cinema in un paese nel quale negli anni ’50 si erano girati solo tredici lungometraggi e nel triennio 1963-1966 neanche uno, è di matrice politica.

Dalla fondazione dell’Australian Council of the Arts a opera del primo ministro Harold Holt nel 1967 si arriverà, nel 1975, alla creazione dell’Australian Film Commission passando per l’inaugurazione dell’AFTS, la prima scuola di cinema australiana guidata da Jerzy Toepliz. Film d’autore e film di genere invadono le sale, vengono promossi all’estero (Patrick, un horror seminale di Richard Franklin sarà presente a Cannes nella Quinzaine des realisateurs) e favoriscono le carriere di registi e attori che emigreranno a Hollywood (Peter Weir, Bruce Beresford, Phillip Noyce, George Miller, Mel Gibson e più di recente Nicole Kidman, Russell Crowe, Hugo Weaving).

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La copertina del numero 84 di Nocturno

Ovviamente l’ozploitation si ritrova anche in pellicole più recenti (da Animal Kingdom e The Rover di David Michôd al dittico Wolf Creek di Greg McLean che trasforma in villain il protagonista dell’ocker movie con tanto di quiz alla Scream sulla cultura aussie nel secondo capitolo e questo senza tirare in ballo i remake: Patrick firmato, nel 2013 dal Mark Hartley che ha coniato il termine ozploitation; Long Weekend, Turkey Shoot), ma noi prenderemo in considerazione i primi due decenni, quelli in cui il filone si è sviluppato senza consapevolezza di esserlo. In Italia non c’è una pubblicistica sul tema (e molti dei film ozploitation non sono mai stati distribuiti), fatta esclusione per un dossier di quella riserva indiana che è Nocturno (numero 84). Pigrecoemme arriva seconda. Buona lettura.

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Gli altri 10 migliori film del 2019

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Quella che state per leggere non è una playlist dei posti dall’11 al 20, no. Abbiamo pensato che non vi sarebbe andato di leggere l’ennesima playlist con Scorsese, Joker, Dolor y Gloria, Parasite. Quella che state per leggere è la playlist dei migliori film del 2019 in una dimensione alternativa in cui The Irishman e gli altri non sono usciti (e forse neanche girati). Buona lettura.

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Joker di Todd Phillips – La recensione del film

Joker - La recensione del film di Tod Phillips

Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora ho capito che è una commedia” afferma Arthur Fleck un attimo prima di soffocare la madre in un letto d’ospedale. Analogamente si potrebbe dire che Todd Phillips sia passato dal comico (di Road Trip, Old School e soprattutto della trilogia di Una notte da leoni) al tragico di Joker.

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C’era una volta a… Hollywood – La recensione

C'era una volta a... Hollywood - La recensione del film di Quentin Tarantino
C’era una volta a… Hollywood – La recensione del film di Quentin Tarantino

Il cinema, ormai è risaputo, ha salvato la vita di Quentin Tarantino (e, a dire il vero, anche quella di chi scrive) e Quentin Tarantino spende la sua vita nel tentativo costante di salvare il cinema per poi, attraverso questo, salvare altre vite.

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