Il progetto Pigrecoteatro

Pigrecoteatro è stata, fino al settembre 2008, la sezione teatrale della Scuola di Cinema Pigrecoemme.
La sezione, curata da Marina de Rogatis e Maria Benoni, ha gestito laboratori teatrali (ora non più attivi).
Pigrecoemme propone, dal 2008, un corso di recitazione cinematografica e teatrale il cui programma è qui.

Di seguito alcune delle le produzioni di Pigrecoteatro.

Nasi al Cielo

Lo spettacolo, con la regia di Maria Benoni e Marina de Rogatis e le scenografie video di Giulio Arcopinto, presentava una scrittura di scena sull'assenza e sulla speranza che mette insieme suggestioni d'antan e modernariato industriale, la nuda terra esiziale e l'aspirazione allo spazio siderale, il nulla e l'infinito, dove il materiale imprevedibile delle improvvisazioni si condensa nella forma semplice e immediata dei tableaux: micropartiture che s'intrecciano come fili di materiale diverso a formare un unico tessuto fatto di corpi, suoni, voci e immagini proiettate. Un segno teatrale fortemente affine al cinema, povero, sobrio, ridotto all'osso, al minimalismo essenziale di una punteggiatura, al buio, alla luce.

Note di regia

La morte ride di se stessa allo specchio delle sue innumerevoli declinazioni... Fine, distruzione, perdita, sparizione, paura, paralisi, distanza, censura, espulsione, ripetizione, eliminazione, clausura... Ma anche imbarazzo, disagio, gaffe , sfida e leggerezza. Cinque attrici, cinque ombre, cinque figure in fuga verso la vita... Morte come rovescio. Paradosso del quotidiano. Morte individuale e morte collettiva.

In uno spazio ridotto e in un tempo frammentato, in una sorta di successione di dettagli cinematografici, lo spettatore assiste ad una serie di "morti minime". Abitudini e cose che finiscono senza un finale apparentemente eclatante.

Pre-testo dello spettacolo è appunto la morte in questo nostro tempo fatto di contraddizioni, di guerre e di tentate tregue, di malesseri per le continue stragi che fanno morti e lasciano i vivi sospesi

Partendo da questa traccia, pesante, imbarazzante, tentiamo una difficile eppure necessaria elaborazione del lutto. Portiamo al parossismo l'orologio inceppato della comunicazione mediatica che spettacolarizza la morte e la violenza facendone pornografia. Uno "spettacolo" sulla morte che non vuole "dare spettacolo" di sé. Respiriamo questa contraddizione in una partitura che prova a mettere in scena la paura di morire per vincere la paura della vita.

Alle azioni delle attrici fanno da contrappunto figure, presenze/assenze, che si affacciano dalla superficie in tela di tre monoliti, lapidi, finestre, paraventi dislocati sulla scena in maniera asimmetrica.

Le immagini moltiplicano il gioco di sguardi di cui è intessuto lo spettacolo chiamando in causa lo spettatore stesso. Il tempo dell'azione vive, così, di una serie di contrasti necessariamente ironici: tra la "gravità" dei corpi in scena, in bianco e nero, e la leggerezza colorata dei pixel, tra il mondo disperatamente chiuso e ordinato che dà mostra di sé in basso, e lo sguardo di figure impalpabili e naif che restituisce un universo fatto di solitudini... Solitudini inceppate, caotiche, nevrotiche, più o meno consapevolmente crudeli che intanto ridono e ridono e ridono, con i Nasi al cielo!

Produzione: Scuola di Cinema Pigrecoemme
Regia teatrale: Maria Benoni e Marina de Rogatis
Scenografie videoGiulio Arcopinto
Attori: Adriana Savastano, Angela Van Opejnen, Raffaela Erminio,
Carla Manzo, Marina de Rogatis
Drammaturgia: Scrittura di scena con testi originali

Rappresentato al teatro Elicantropo da 18 al 21 maggio 2006.

Metrò Retrò - Etude

Metrò Retrò nasce dalle suggestioni che permeano il cinema napoletano delle origini: un'esperienza artistica e imprenditoriale vivace e affascinante che produsse immagini tutt'ora indimenticabili e, forse per questo, dolorose. Sullo sfondo si mostra, come sempre per Napoli, un passato felice e perduto filtrato da lo sguardo cronicamente disilluso del presente. Un treno, intanto, viaggia in avanti o indietro nel tempo, si affaccia tra una galleria e l'altra alla luce di un mondo che cambia per restare sempre uguale a se stesso e, infine, tra stridore e clangore, incide ferite fresche e antiche sulla pelle di celluloide di Assunta Spina e sui volti dei tre attori che sulla scena intrecciano alle partiture audiovisive quelle delle loro azioni.

Rappresentato a Napoli, in occasione del Maggio dei monumenti, sabato 24 aprile 2004 ore 17:00 e alle ore 18:00 presso l' Ambulacro del refettorio di San Domenico Maggiore.

Regia: Maria Benoni
Direzione artistica: Marina de Rogatis.

Con
Adriana Savastano
Angela Van Opejnen
Ahmed Zghoud
Carla Manzo
Raffaela Erminio

Todo hahàa

Todo hahà è un urlo, un suono luminoso e vitale che squarcia il buio, lo annulla, lo vivifica, lo trasforma ora in momento amniotico ed accogliente, ora in cruda e dolorosa assenza di vita. Ogni risveglio è un trauma, ma anche l'inizio di una nuova vita.
Regia:
 Maria Benoni
Direzione artistica: Marina de Rogatis.

Con
Adriana Savastano
Angela Van Opejnen
Ahmed Zghoud
Carla Manzo
Raffaela Erminio

Rappresentato il
19 Marzo 2004
Napoli, Palazzetto Urban
Via Concezione a Montecalvario 26
h19.00 e h. 20:00
ed il
4 Aprile 2004
Torre Annunziata, Difussione Teatro
Via Carminiello 5, h. 21:00

Evento presentato nell'ambito della manifestazione "Aspettando Il Maggio" organizzata dal Comune di Napoli

Il Marinaio - dall'opera di Fernando Pessoa

Il Marinaio è un sogno notturno a tre voci.
Immerse nella penombra di una stanza, mentre vegliano un'amica morta, tre fanciulle si raccontano per potersi credere creature reali.
Vogliono ricordare ciò che "forse non sono mai state", un passato che "forse non hanno mai avuto". Una di esse evoca il sogno di un marinaio, il quale, naufragato su di un'isola, immagina una nuova patria. Egli ricrea cose, luoghi, persone, gesti, cesellandoli nella sua anima e nel suo ricordo. Questi esseri, privi di identità, sono, forse, essi stessi sognati dal marinaio.

Il lavoro nasce come un work in progress, aperto ad ulteriori interventi: prima versione in uno spazio sotterraneo con un pubblico itinerante; poi nel chiuso di un piccolo teatro di un vicolo napoletano.

Regna un'atmosfera sospesa, misteriosa e sfuggente sottolineata dal commento sonoro e dagli elementi di scena poveri ma significativi. Alcune fiammelle ai bordi del palco, un castello in miniatura illuminato dall'interno, un lembo di stoffa per finestra ed un altro depositato sul fondo come un'onda marina evocano l'universo immaginario di Pessoa. I versi conclusivi dell'opera si affollano e si accavallano in un video finale che, attraverso immagini metropolitane e marine annuncia l'approssimarsi della luce del giorno: quella che dissolverà le tre creature.


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