“Non è che il passato getti la sua luce sul presente o il presente la sua luce sul passato, ma immagine è ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l’ora in una costellazione. In altre parole: immagine è la dialettica nell’immobilità. Poiché, mentre la relazione del presente con il passato è puramente temporale, continua, la relazione tra ciò che è stato e l’ora è dialettica: non è un decorso, ma un’immagine discontinua, a salti. Solo le immagini dialettiche sono autentiche immagini (cioè non arcaiche); e il luogo in cui le si incontra è il linguaggio”. È quanto sostiene Walter Benjamin in un passo dei Passagenwerk.
A Sidney Sibilia, in fondo, il passato interessa solo in quanto è locus adatto per un lavoro di contraffazione. Perché, diciamocelo, ogni film in costume lo è: si riproduce un’epoca che era, ma non è più; si rende presente narrativo il passato storico. Il tempo che fu, coniugato al presente, non può che essere un falso. Mixed by Erry è quindi il naturale approdo di una poetica che sbaglieremmo a definire del “pezzotto” perché Sibilia, da sempre, dal suo esordio Smetto quando voglio, fa proprio quello che faceva Enrico Frattasio: una compilation in cui mescola diverse ascendenze. E se nella trilogia dei “ricercatori” mescola la commedia all’italiana con il crime, con l’heist movie e l’escape movie, in L’incredibile storia dell’isola delle Rose è la frat comedy alla Apatow a incontrare la nostra tradizione. In quest’ultima sua fatica, gli anni ’70 e ’80 non sono quelli veri, sono quelli “mixed by Sidney” in cui Carmine Giuliano scatena una guerra di camorra all’indomani della foto con Maradona, il CD forse arriva un po’ troppo tardi (il primo in Italia viene lanciato nel 1983), il commissario si chiama Ricciardi come quello creato da Maurizio De Giovanni, ma pare uscito dal videoclip di Sabotage dei Beastie Boys (lo conferma Armando Festa, che ha sceneggiato il film insieme con Sibilia, in un intervista a Claudio Gargano su cinemaserietv.it) e i fratelli Frattasio sono tre invece di quattro.
Stavolta il genere di elezione, la commedia all’italiana, si “mixa” con ascendenze nobili (dal Risi di Operazione San Gennaro al Nanni Loy napoletano dei pacchi, doppi pacchi e contropaccotti, dei Picone e dei cafè express), ma soprattutto con quella “malincomica” di Troisi di cui il giovane Enrico Frattasio è una sorta (ancora) di “riproduzione”, specie nel suo rapporto con le donne. Del resto, sempre per citare un film di Troisi, come sostiene il personaggio di Lello in Ricomincio da tre, “gli scrittori so’ tutti bugiardi, dite che inventate le cose e invece non inventate niente“. Tuttavia l’inventio è anche il primo dei canoni della retorica e consiste nella ricerca degli argomenti. Pertanto rimproverare la scarsa originalità, a Sibilia, rischia di essere esercizio abbastanza sterile.
Anche perché Sibilia, nella ricerca degli argomenti, si mostra particolarmente interessato alle storie che abbiano appeal. Dopo di che, però, l’appeal ha bisogno di una messa in scena che lo rafforzi. E, in questo, il regista salernitano, è un maestro. Sia lui che Matteo Rovere, soci della Grøenlandia, sembrano sapere in che direzione andare e condurre il cinema e la serialità italiana (e forse si rivedono in Erry che, paradossalmente, ha anticipato l’algoritmo dell’OTT – e non a caso anche qui c’è la partecipazione di Netflix con cui la casa di produzione fondata da Sibilia e Rovere ha stretto un accordo di collaborazione particolarmente fruttoso – sfruttando quel quarto d’ora in più della cassetta vergine per aggiungere una selezione, che è uno “scelti per voi” ante litteram: “se ascolta il new romantic, gli piacerà anche la new wave“).
Simona Frasca, autrice del libro da cui il film è stato tratto, in un’intervista ad Andrea Parrella su Fanpage, afferma “Inizialmente volevo dare spazio solo ed esclusivamente ai fatti, poi ho capito che i fatti, da soli, non mi parlavano. Ho unito il tutto con l’aspetto autobiografico, che per forza di cose mi vede connessa al fenomeno Mixed By Erry. L’interazione tra il dato autobiografico e quello biografico è stata la chiave di volta per la nascita di questo libro“. Ed è inevitabile che pure il film giochi su questo, anche perché il dato biografico qui è comune a chiunque sia stato adolescente e fruitore di musica negli anni ’80. L’autenticità di un’immagine, quindi, per tornare a Walter Benjamin, non risiede tanto nella sua origine, quanto nella dialettica che instaura rispetto al passato di cui è riproduzione. Mixed by Erry riesce a essere un “falso originale” come le famigerate musicassette, innescando una dialettica passato/presente che restituisce un’immagine (di una vicenda, di una società, di una città) ancor più autentica in quanto palesemente falsa o, per meglio dire, metonimica. Un’immaginario più che un’immagine, un Guttuso più che un vecchio che mangia gli spaghetti. Una storia vecchia di quarant’anni che sembra di ieri, come la compilation di Sanremo sulle bancarelle il giorno dopo la prima serata.
Unico difetto che rilevo è il tempo di durata.Forse bisognava approfondire di più anche per chi non ha vissuto quel periodo come me che lavoravo come d.j. prima all’ Ecle’e e poi al my way avendoli inaugurati.