Michele Rosiello – Dalla Pigrecoemme a Gianni Morandi

Fra qualche settimana comincerà il nuovo corso di recitazione della Pigrecoemme. Tra gli ex allievi, nell’ultimo anno, due in particolare stanno ottenendo soddisfazioni professionali che rappresentano anche una gratificazione per la nostra scuola e per i docenti che li hanno seguiti anche dopo il loro percorso formativo nella struttura. Uno è Arturo Muselli, visto in La parrucchiera di Stefano Incerti, La tenerezza di Gianni Amelio e prossimamente in Gomorra 3. L’altro è Michele Rosiello, che dopo un ruolo nella seconda stagione di Gomorra, è protagonista di L’isola di Pietro, fiction ora in onda su Canale 5 e che ha segnato il ritorno di Gianni Morandi davanti alla macchina da presa (l’ultimo suo ruolo, coraggiosissimo, risaliva al sottostimato Padroni di casa di Edoardo Gabriellini). Abbiamo chiesto a Michele Rosiello di parlarci di questa e di altre esperienze fatte negli anni successivi alla sua frequentazione della nostra scuola.

Ciao Michele, innanzi tutto complimenti. Direi che dai tempi di Jo Monaciello ne hai fatta di strada! Vuoi spiegare a quanti, tra i ragazzi che ci leggono e che aspirano a lavorare come attori, di che tipo di strada si tratta: accidentata? In discesa? Piena di ostacoli?
Ciao, innanzitutto grazie! Ragazzi… Purtroppo, in questo mestiere, lo studio e le capacità non bastano. La concorrenza è tanta. La fortuna e il caso sono componenti determinanti. In particolare, in Italia, raramente si scommette su talenti “sconosciuti” e la maggior parte dei ruoli è affidata a quelli che sono gli attori “del momento”. Capita di andare al cinema e trovare in locandina diversi film dove il cast è più o meno sempre lo stesso. Per fortuna il pubblico ha voglia di novità e le cose stanno lentamente cambiando. La strada è accidentata, ma se davvero volete fare gli attori, se avete una reale urgenza.. di salire sul palco o mettervi davanti alla macchina da presa per “diventare qualcun altro” e “trasmettere qualcosa” a chi vi guarda.. allora è una strada che potete percorrere! Si comincia studiando.. Non finirete mai di imparare e crescere, ma ci sarà un momento in cui vi sentirete pronti per affrontare i primi provini. Dovrete dare sempre il massimo, che spesso non basterà per ottenere un ruolo! Sono tante le variabili che condizionano la scelta del regista e/o del produttore. Ci saranno momenti di sconforto, ma non bisogna mollare. Pazienti, determinati e sempre pronti.. perché prima o poi l’occasione arriva.

Michele Rosiello

Le scuole di recitazione, spesso vengono considerate scorciatoie per un lavoro e non luoghi in cui crescere. Tu di sacrifici ne hai fatti tanti. Confermi che una qualsiasi scuola, anche una di recitazione, serve a fornire competenze, ma soprattutto a mettere in condizione gli allievi di crescere e decidere del proprio futuro?
Confermo. Ci sono casi fortunati di “non-attori” che, senza studiare oppure frequentando una scuola solo per inserirla nel curriculum, iniziano a lavorare e raggiungono importanti traguardi. Ma si tratta di casi davvero rari e, spesso, se manca la vera formazione, questa prima o dopo si fa sentire. Vi racconto in breve quello che è stato il mio percorso.. Ai tempi del liceo mi divertivo con la mia handycam a fare dei video con gli amici. Col tempo, cominciai a girare dei cortometraggi (benché amatoriali), finché un giorno capii che quello, il cinema, non era semplicemente una passione ma ciò che volevo fare nella vita. Ero al terzo anno di università quando m’iscrissi alla Scuola di Cinema di Napoli Pigrecoemme, dove ho incontrato seri professionisti, nonché belle persone che amano profondamente ciò che fanno, che mi hanno fornito le competenze necessarie, grazie alle quali l’anno successivo sono stato tra i 12 scelti, su 800, per prendere parte al corso di recitazione della neonata Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté di Roma, le cui selezioni erano curate da Elio Germano, Valerio Mastandrea e Laura Muccino. Mi sono diplomato nel 2013 e l’anno successivo ho ultimato anche gli studi universitari conseguendo la Laurea Magistrale in Ingegneria Gestionale. A quel punto, ero pronto a cercare un agente e ad affrontare i primi provini. Insomma.. per quella che è stata la mia esperienza, ritengo di necessaria importanza frequentare valide scuole di recitazione. Se, poi, si riesce a costruire anche un piano alternativo, come per me può essere stata la laurea in Ingegneria, ancora meglio!

Come più volte ti è stato detto dai tuoi docenti della Pigrecoemme e, immagino, da quelli successivi, l’attore è in continua formazione. Ragion per cui non puoi mai considerarti arrivato. In che modo tu ora cerchi nuovi percorsi formativi?
Benché un attore possa raggiungere traguardi importanti, riconosciuti anche a livello internazionale, non può mai ritenersi “arrivato”, né tantomeno considerare completa la sua formazione. Personalmente, sono sempre in cerca di stage/workshop che possano arricchirmi in qualche modo e, tempo permettendo, con amici colleghi ci teniamo in allenamento confrontandoci su scene e testi teatrali.

Michele Rosiello, ex allievo della Pigrecoemme.
Michele Rosiello

Hai avuto l’opportunità di lavorare all’ultimo film, Che strano chiamarsi Federico!, diretto da un gigante del nostro cinema: Ettore Scola. Che esperienza è stata?
Si, ho avuto l’onore di debuttare sul grande schermo nell’ultima opera di Scola, presentata alla 70esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Interpretavo Agenore Incrocci, memorabile sceneggiatore, ai più noto per la coppia storica “Age & Scarpelli”. Abbiamo girato nel Teatro 5 di Cinecittà, lì dove Fellini ha realizzato gran parte dei suoi film e c’erano tanti professionisti “storici”.. Dal direttore della fotografia Luciano Tovoli al truccatore Francesco Freda. È stata un’emozione unica. Scola, oltre ad essere un maestro del cinema, era anche una grande persona.. sempre disponibile, ci rapiva con i suoi ricordi. Ci raccontò di una serata in cui erano lui, Volonté e Troisi… Si parlava di un film insieme, ma poi non se ne fece più nulla. Peccato!

Sebbene quello nel film di Scola sia stato un piccolo ruolo, che differenza hai riscontrato nel lavoro fatto per un film ed in quello fatto per una fiction televisiva?
Tendenzialmente, in TV si girano dieci pagine di copione al giorno (circa il doppio di come è solito nel cinema), il che significa avere meno tempo per provare le scene e meno ciak a disposizione. Inoltre, i tempi ed il linguaggio del cinema permettono di realizzare inquadrature più complesse, il che è molto più stimolante anche per gli attori.

Gomorra 2 e L’isola di Pietro sono due serie di matrice diversa, una per un canale satellitare e l’altra per la tv generalista. Al di là delle evidenti diversità narrative e linguistiche che l’una si può permettere rispetto a quella più legata a codici tradizionali, il modo di lavorare per voi attori è diverso?
Considero Gomorra come un prodotto cinematografico, dunque, come ho detto prima, ci sono delle differenze in termini di “condizioni di riprese”. In ogni caso, il mio approccio al lavoro resta lo stesso… Mi costruisco con verità il personaggio e cerco di dare sempre il massimo nell’interpretarlo. Credo che l’importante sia prendere parte a progetti gratificanti, che siano essi TV (generalista o satellitare) o cinema.

In entrambe le esperienze hai avuto la possibilità di essere diretto da registi provenienti dal cinema: Sollima e Comencini per Gomorra 2, Umberto Carteni per L’isola di Pietro. I primi portano avanti un discorso, forse difficile, tra cinema di impegno e genere, mentre Carteni ha diretto due commedie. Hanno un modo diverso di rapportarsi al lavoro dell’attore?
Stefano Sollima arrivava sul set e, prima di piazzare la macchina da presa, provava la scena con gli attori, ai quali dava piena libertà di intenzione e movimento. Dopo eventuali indicazioni, era pronto anche a correggere o cambiare del tutto le sue intenzioni iniziali e girare. Francesca Comencini ha diretto la maggior parte delle mie scene in Gomorra. Aveva le idee ben chiare e, se necessario, provava la scena più volte con noi, affinché raggiungessimo quel preciso stato emotivo che aveva in mente. Con Umberto Carteni, essendo io uno dei protagonisti della serie, ho fatto un lavoro molto più profondo, quasi cominciato in fase di provino. Abbiamo costruito insieme il personaggio, poi settimana per settimana leggevamo e provavamo le scene previste dal piano di lavorazione, talvolta togliendo o aggiungendo qualcosa o anche stravolgendole del tutto. Sul set i tempi erano molto stretti ma, comunque, ci dava molta libertà e, una volta fissata la scena, era pronto a girare.

Invece della classica domanda finale sui progetti per il futuro ti chiedo cosa vorresti fare in futuro? E cosa effettivamente farai?
Avrei voglia di prendere parte ad un’opera prima ambiziosa di un giovane regista. Intanto, sto valutando un progetto per il cinema… Ma è ancora presto per parlarne.

Grazie Michele e passa a trovarci quanto prima.
Volentieri! Grazie a voi.

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