Frank, grazie alla collaborazione tra UCI e Unipol Biografilm Collection in collaborazione con I Wonder Pictures, sta per tornare. Il film di Lenny Abrahamson, (apparentemente un’operina stile Sundance, finanche irritante con tutti i suoi tic da pellicola indie, ma, in realtà, bizzarra e delicata storia di un disadattato), dopo una grande accoglienza di pubblico e critica, sarà in 23 sale UCI, su tutto il territorio nazionale, martedì 24 marzo alle 20.30, per un solo giorno e in lingua originale con i sottotitoli italiani. Per l’occasione riproponiamo la lista, come al solito di 10 film, coi titoli più significativi su malattia e disagio mentale. Non troverete tanti film ambientati in manicomio, così come film in cui il disturbo mentale è di un serial killer o quelli in cui il disadattamento è simbolo di altro (contestazione sessantottina, quindi non c’è I pugni in tasca, ad esempio). Abbiamo scelto quei lavori in cui l’approccio al tema è equilibrato e lontano dall’exploitation. Per informazioni: www.biografilm.it/frankuci.
1 – Gli esclusi di John Cassavetes
Un film su bambini disadattati realizzato da un regista disadatto alla fabbrica dei sogni ed alla sua catena di montaggio. Quello che ne viene fuori è il prodotto di un braccio di ferro continuo tra standard industriale (dello spettacolo) ed ansia di libertà che ne esce sfinita, al punto che Cassavetes, subito dopo, tornò all’indipendenza con Faces.
2 – Harvey di Henry Koster
James Stewart vive nel suo paese del meraviglie in compagnia di Harvey, un coniglio alto quanto lui. E’ l’unico a vederlo, ma perché gli altri hanno perso la capacità di sognare. Una delle commedie americane più velatamente politiche di Hollywood, come lo sono quasi sempre quelle interpretate da James Stewart, sebbene camuffate da altro.
3 – I due mondi di Charly di Ralph Nelson
Dal racconto sci-fi Fiori per Algernon di Daniel Keyes, un film che si ricorda soprattutto per l’Oscar al protagonista Cliff Robertson. Il patetismo viene tenuto a bada.
Musiche di Ravi Shankar.
4 – Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman
Più che un film, un manifesto. La follia come ribellione ad un regime. Lo avrete visto tutti e sapete che il regime avrà la meglio, ma negli anni ’70 Hollywood aveva sapientemente rinunciato all’happy end.
5 – Bunny Lake è scomparsa di Otto Preminger
Un giallo in cui il disadattamento della protagonista è lo spunto dal quale si dipana un intreccio sì thriller, ma capace anche di affrontare argomenti scabrosi per l’epoca. Ma Preminger non era nuovo a simili azzardi visto che nel 1959, in Anatomia di un omicidio, si parlava di sperma e mutandine.
6 – Si può fare di Giulio Manfredonia
C’è anche Il grande cocomero di Francesca Archibugi, ma, a conti fatti, questo di Giulio Manfredonia è forse il miglior lavoro italiano sulla malattia mentale e sui tentativi di un approccio medico non convenzionale approntato per la cura, immediatamente dopo la promulgazione della Legge Basaglia. Azzerderei anche che si tratta della miglior prova da attore di Claudio Bisio.
7 – Forrest Gump di Robert Zemeckis
Nessuno è stupido, al massimo qualcuno fa lo stupido. A Napoli si dice “fare lo scemo per non andare alla guerra”, ma Forrest ci va e ci passa attraverso indenne come passa indenne attraverso decenni di storia americana che invece lasciano segni profondi, anche fisici, in tutti gli altri. Il disadattamento come rimedio alle aporie della società moderna.
8 – Lars e una ragazza tutta sua di Craig Gillespie
Una forma di disadattamento molto diffusa, indipendentemente dal fatto che venga o meno diagnosticata, è quella affettiva. Troviamo sempre più difficile relazionarci con l’altro da noi e, per questo, le coppie scoppiano oppure faticano a restare unite. Lars ha trovato l’amore perfetto. E, volenti o nolenti, amici e parenti dovranno prenderne atto.
9 – Benny & Joon di Jeremiah S. Chechik
Mary Stuart Masterson in preda al panico in strada con una maschera da sub è immagine difficile da dimenticare.
Mai più il regista ha ritrovato l’equilibrio di questo piccolo film, senza cattivi, ma solo con individui alle prese con la fatica dell’essere e dell’essere accanto a persone fragili.
Johnny Depp, tra Charlot e Buster Keaton, aveva ancora il gusto della creazione del personaggio, senza atrofizzarsi nella macchietta.
10 – Rain Man di Barry Levinson
Prima di Raymond Babbitt e della sua incredibile capacità di contare, in un attimo, gli stuzzicadenti caduti sul pavimento di un drugstore, chi aveva mai sentito parlare di autismo? Chi. Chi è il giocatore in prima base? Chi.
La morale è semplice, ma ancora non abusata all’epoca: il disadattamento può salvarti dalla frenesia della società moderna.
Hai omesso Family Life di Ken Loach
E’ difficile parlare di omissione riguardo ad una playlist. Si tratta di elenchi fisiologicamente parziali. Avresti potuto mettere Family Life al posto di uno dei film inseriti da me, ma sarebbe stato lo stesso.