La soggettiva è “l’inquadratura che mutua lo sguardo di un personaggio”. Solo per questo le altre inquadrature possono chiamarsi oggettive. In realtà anche queste tradiscono un punto di vista, quello del regista. Christian Metz, infatti, sostiene che, come in psicanalisi, anche al cinema, per lo spettatore, sia possibile individuare un’identificazione primaria (con il dispositivo ovvero con la macchina da presa) ed un’identificazione secondaria (con un personaggio). A differenza di quanto si potrebbe erroneamente pensare, però, l’identificazione dello spettatore coi personaggi non passa per la soggettiva, anzi questa, lasciando fuori campo il soggetto possessore dello sguardo, ottiene l’effetto opposto ed infatti è l’inquadratura ideale per mantenere il mistero sull’assassino, sul mostro, sul pericolo. Ecco le 10 imprescindibili soggettive della storia del cinema, quelle che, indipendentemente dalla qualità del film in cui compaiono, hanno significato qualcosa di importante nell’evoluzione di questa particolare figura retorica della settima arte.