Da chi ha a che fare con noi prima o poi inevitabilmente arriva una domanda: “Ma che vuol dire Pigrecoemme?” La risposta potrebbe essere più o meno questa: i fondatori della Pigrecoemme si incontrarono come partecipanti alle attività di un’associazione culturale napoletana, molto impegnata nel sociale, il cui nome era (ed è) Porte Invisibili. Nonostante il suo nome derivasse probabilmente dal titolo del famoso libro di Aldous Huxley Le porte della percezione, o forse da una frase di Ernst Jünger, Porte Invisibili si occupava prettamente di “interventi socio-educativi diretti a minori e adolescenti“. Era il 1998 e il gruppo di ragazzi nati tra il 1968 e il 1975 – che poi avrebbe dato vita a Pigrecoemme – nei suoi laboratori dedicati ai giovanissimi usava prevalentemente i linguaggi del cinema, del teatro e delle arti figurative, di cui erano tutti cultori, appasionati e praticanti.
Di lì a poco queste persone fondarono un’associazione a parte, un ramo nato dall’albero pricipale che, per i temi che intendeva trattare, prese il nome di Porte Invisbili Media. Questa nuova associazione, la cui prima uscita pubblica fu P@rete, si presentava con una sorta di acronimo: Porte Invisbili Media aveva un nome troppo lungo e sia nel logo, sia nella pronuncia si proponeva come “∏ m” (Pi greco emme) con la versione greca della lettera P a simboleggiare graficamente il concetto di “Porta” e la M come iniziale di “Media” . Al momento di scegliere un nome di dominio per il proprio sito internet (inaugurato il 1° maggio del 2000) optammo per pigrecoemme.com e Pigrecoemme divenne anche il nome con cui l’associazione e la scuola di cinema che gestiva si iniziarono a proporre al pubblico.
