La parrucchiera – Una drammedia di Stefano Incerti

la parrucchiera - di stefano incerti

Questo post non è una vera e propria recensione. Perché La parrucchiera, l’ultima regia di Stefano Incerti, è un’opera alla quale siamo legati per diversi motivi: per il numero di amici (Gennaro FasolinoCesare Accetta) e docenti della Pigrecoemme coinvolti (da Renato Lori alla scenografia ad Annalisa Ciaramella ai costumi senza dimenticare il regista stesso e la MAD di Luciano Stella con cui collaboriamo da qualche anno e che impreziosisce la nostra formazione con un breve seminario sulla produzione tenuto da Stella stesso e da Paola Tortora) e perché il set ha permesso ad alcuni nostri allievi, anche a corso finito da poco, di fare un’esperienza di lavoro importante, sia nella crew (Brigida GiovinazziWanda LuongoPedro FiascunariGiuseppe D’Orsi), sia nel cast (Elvis EspositoAntonio Castaldi). Una recensione no, ma un’analisi che consenta di leggere l’opera nel modo giusto, quella possiamo scriverla.

Un po’ come il personaggio di Patrizia, interpretato da Cristina Donadio, La parrucchiera, nell’ultima parte, toglie la sua parrucca dai mille colori, generi e temi (l’amore interrazziale e intersessuale, l’immagine di Napoli veicolata dai media, i danni causati dalla fama precoce) per rivelare di non essere una pausa,  un divertissement, ma una variazione su un tema caro al regista: la solitudine. Solitudine che era di Crescenzio (il protagonista del film d’esordio di IncertiIl verificatore, impersonato da uno strepitoso Antonino Iuorio) come di Gorbaciof (col volto iperrealista di Toni Servillo). Solitudine che resta tale nel noir perché così vuole il genere, mentre in una commedia può anche risolversi in un lieto fine. Anche se, poi, a pensarci bene, la solitudine (di Carla, di Patrizia, di Kevin) resta.

La parrucchiera è nei cinema.

10 film sulla tortura

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Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura
o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.
(art. 5 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

All’indomani della sentenza di condanna del tribunale di Strasburgo, l’Italia ha scoperto di non avere una legislazione sulla tortura. Al netto di considerazioni di pancia, di quelle da indignados per intenderci, si diceva qui a bottega che la cosa potrebbe non essere interpretata in modo negativo, perché una nazione che non concepisca simile aberrazione non ne prevederà neanche le conseguenze. I fatti, tuttavia, dimostrano che, invece, alla tortura si è fatto ricorso eccome, e non certo dal G8 di Genova.
Il caso dell’anarchico Pinelli, tanto per raccontare di un periodo, quello degli anni di piombo, in cui il ricorso alla tortura da parte degli organi di polizia è ben più che un sospetto.

La tortura è strettamente legata ad una condizione di sopraffazione e, di conseguenza, non può prescindere da due attanti: il detentore del potere, il carnefice, e la vittima. Dopo l’11 settembre 2001 (quindi dopo i fatti della Diaz) la tortura ha trovato nuova linfa. E inevitabilmente ha invaso l’immaginario audiovisivo. Basti pensare a serie come 24, che fa della tortura quasi una presenza costante di sceneggiatura (quasi una nuova tappa obbligata del vogleriano “viaggio dell’eroe”), o a quanto subito da Theon Greyjoy, ad opera di Ramsay Snow, in Game of Thrones, per non parlare del cambiamento, proprio a seguito di tortura, di Nicholas Brody in Homeland o dell’uso particolare che si fa del cucchiaio in Utopia.

Vi proponiamo 10 film che affrontano, più o meno latamente, il tema della tortura.

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Stefano Incerti presenta Stessa rabbia, stessa primavera alla Mediateca Santa Sofia

Continua giovedì 2 aprile con Stessa rabbia, stessa primavera, documentario di rara intensità di Stefano Incerti, la bella rassegna Cinema al quadrato – Il cinema che si racconta della Mediateca Santa Sofia del Comune di Napoli.
Il ciclo di proiezioni, a cura di Francesco Napolitano e Armando Andria, giunto alla quinta edizione, anche quest’anno si è prefisso un’insolita esplorazione nella storia del cinema attraverso una serie di ritratti che autori cinematografici hanno dedicato a loro colleghi. Quello che così anche questa volta è emerso è una rilettura di alcuni momenti essenziali della ricerca cinematografica contemporanea, colti con straordinaria attenzione ai linguaggi e una non meno scoperta partecipazione emotiva.
Ed è proprio questo il caso Stessa rabbia, stessa primavera che Stefano Incerti girò nel 2003 sul set di Buongiorno, notte di Marco Bellocchio. Interviste al regista, agli attori e scampoli di riprese rubate davano l’occasione a Incerti per una riflessione sulla fase storica e politica in cui maturarono, nel 1978, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro ad opera delle Brigate rosse, attraverso testimonianze di ex militanti nella Sinistra armata. Ma è anche un sentito omaggio che il regista napoletano fa a Bellocchio e a tutto il suo cinema, che sin dall’esordio de I pugni in tasca metteva al centro della sua cinepresa le dinamiche che legano gli uomini al potere e che li spingono, fatalmente, alla ribellione.
Alla proiezione (Via Santa Sofia 7, ore 18:30, ingresso libero) sarà presente l’autore. Dopo l’incontro col pubblico, ci saranno altre due proiezioni, entrambe di Marco Bellocchio, anche queste particolarmente interessanti: Abbasso il zio (Italia 1961, 15’) e Addio del passato (Italia 2000, 47’).

Info: Mediateca Santa Sofia Via Santa Sofia,7
Tel. 081 7953183-84
mediateca.santasofia@comune.napoli.it

Neve – recensione del film di Stefano Incerti

neve-stefano-incerti-2Il settimo lungometraggio diretto da Stefano Incerti sta avendo una vita difficile: snobbato dai festival di Venezia e Roma, rimandato dalla distribuzione un po’ più a lungo del necessario e penalizzato da una promozione insicura, Neve rischia di passare inosservato e di non raggiungere il suo pubblico. Perché sì, questo film ha un suo pubblico ideale che, però, potrebbe non sapere di esserlo: è il pubblico che ama Kaurismaki, il cinema coreano, il cinema francese e in generale il cinema d’autore. Il pubblico che ama confrontarsi e scontrarsi con i film, quello che dell’esperienza in sala vuole essere anche parte attiva.

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Il 3 ed il 4 aprile torna il workshop di regia con Stefano Incerti

Stefano Incerti

Il 3 e 4 aprile prossimi tornerà uno degli appuntamenti annuali più attesi di Pigrecoemme: il workshop di regia (12 ore) condotto da Stefano Incerti. Incerti ha esordito nel 1995 con Il verificatore e da subito si è distinto dal gruppo del cosiddetto Nuovo Cinema Napoletano, per uno sguardo più attento alle dinamiche dei generi, ben amalgamate, nel suo cinema, all’impronta autoriale.
La sua filmografia comprende flm amatissimi come Gorbaciof, L’uomo di vetro e Complici del silenzio, mentre Neve è il film che ha appena terminato di girare.
Stefano Incerti, oltre che regista di punta del panorama italiano, è anche cinefilo appassionato ed attento e gli incontri, i workshop da lui condotti se ne giovano.
Non sentirete parlare solo del suo cinema, ma del cinema di tutti, del cinema che lui ama e che andrebbe amato. Perché un regista deve raccontare ciò che conosce e ama (come diceva Truffaut) e Stefano Incerti conosce e ama il cinema.

Il workshop si terrà nei giorni 3 aprile (ore 15-19) e 4 aprile (10-14 e 15-19).
Per info: corsi@pigrecoemme.com, oppure 0815635188.
Potete anche contattare la nostra pagina ufficiale su Facebook.


Gorbaciof è il più recente dei lungometraggi di Stefano Incerti, che ha appena terminato le riprese di un nuovo film.

Workshop di regia con Stefano Incerti il 2 e 3 febbraio

Il workshop di regia condotto presso Pigrecoemme a Napoli da Stefano Incerti (Gorbaciof, L’uomo di vetro, I Vesuviani, Il Verificatore sono tra i suoi film più noti) si terrà quest’anno giovedì 2 febbraio (h 15,30 – 19,30) e venerdì 3 febbraio (h. 10.00 –  14.00  e h. 15,00-19,00).

Se siete interessati, potete ancora iscrivervi.
La quota di partecipazione è di € 250,  e se avete già ferquentato un corso Pigrecoemme avrete diritto ad uno sconto di €50.
Per informazioni: 0815635188 o corsi@pigrecoemme.com.