Presentazione del libro “I migliori anni della nostra vita, in mediateca” di Francesco Napolitano

Da chi ha a che fare con noi prima o poi inevitabilmente arriva una domanda: “Ma che vuol dire Pigrecoemme?” La risposta potrebbe essere più o meno questa: i fondatori della Pigrecoemme si incontrarono come partecipanti alle attività di un’associazione culturale napoletana, molto impegnata nel sociale, il cui nome era (ed è) Porte Invisibili. Nonostante il suo nome derivasse probabilmente dal titolo del famoso libro di Aldous Huxley Le porte della percezione, o forse da una frase di Ernst Jünger, Porte Invisibili si occupava prettamente di “interventi socio-educativi diretti a minori e adolescenti“. Era il 1998 e il gruppo di ragazzi nati tra il 1968 e il 1975 – che poi avrebbe dato vita a Pigrecoemme – nei suoi laboratori dedicati ai giovanissimi usava prevalentemente i linguaggi del cinema, del teatro e delle arti figurative, di cui erano tutti cultori, appasionati e praticanti.
Di lì a poco queste persone fondarono un’associazione a parte, un ramo nato dall’albero pricipale che, per i temi che intendeva trattare, prese il nome di Porte Invisbili Media. Questa nuova associazione, la cui prima uscita pubblica fu P@rete, si presentava con una sorta di acronimo: Porte Invisbili Media aveva un nome troppo lungo e sia nel logo, sia nella pronuncia si proponeva come “∏ m” (Pi greco emme) con la versione greca della lettera P a simboleggiare graficamente il concetto di “Porta” e la M come iniziale di “Media” . Al momento di scegliere un nome di dominio per il proprio sito internet (inaugurato il 1° maggio del 2000) optammo per pigrecoemme.com e Pigrecoemme divenne anche il nome con cui l’associazione e la scuola di cinema che gestiva si iniziarono a proporre al pubblico.

Presentazione del libro "I migliori anni della nostra vita, in mediateca" di Francesco Napolitano

Leggi tutto

Successo per l’incontro con Angelo Curti al Pan

Angelo Curti e Francesco NapolitanoSi è tenuto ieri, Martedì 2 ottobre 2007 alle ore 18,00 il terzo incontro del secondo ciclo di I film della mia vita, un’iniziativa della Mediateca Santa Sofia del Comune di Napoli realizzata in collaborazione con la Scuola di Cinema e Televisione Pigrecoemme. Il produttore di Teatri Uniti, Angelo Curti, uno degli uomini chiave di quel che si suol definire “Il nuovo cinema napoletano” ha mostrato e dimostrato quali sono i film che lo hanno folgorato sulla strada di Damasco. Si è andati, nella più totale libertà (come è giusto che sia quando sono le passioni ad essere protagoniste), dal Bergman di Luci d’inverno al Wilder di Viale del tramonto fino a Così parlò Bellavista passando per Il mistero Picasso di Henri-Georges Clouzot.

Anche questo appuntamento, come i precedenti due con il critico Alberto Castellano e l’attore Renato Carpentieri, è stato un successo. Circa centoventi persone hanno affollato una sala della capienza di circa cinquanta e molte si sono mostrate disposte a rimanere in piedi pur di assistere all’incontro. C’è quindi fame di cultura a Napoli ed in particolare fame di cultura cinematografica. Un’affluenza tanto più incredibile in un momento in cui da più parti il Pan viene attaccato (vedi l’articolo di Vincenzo Trione su il Mattino del 25/9 scorso) perché in grado di attrarre una media di appena trenta visitatori al giorno. Forse non è un problema di struttura o di gestione della struttura quanto, come sostenuto dallo stesso Trione, di politica culturale. Sarebbe il caso, allora, di pensare a darLe (alla cultura cinematografica) una sede adatta: una casa, un appartamento, un albergo, un palazzo (magari proprio il Roccella)?

Ah, dite la vostra, e non dimenticate l’appuntamento con Ugo Gregoretti, martedì 9 ottobre 2007, sempre alle 18.00, sempre al Pan
🙂