Non è la prima volta che al Festival di Venezia sono presenti film cui hanno lavorato a vario titolo nostri ex allievi. Due anni fa Per amor vostro di Giuseppe Gaudino fu addirittura premiato con la Coppa Volpi alla protagonista Valeria Golino, mentre l’anno scorso è toccato a Indivisibili di Edoardo De Angelis e scritto con Nicola Guaglianone, entrambi nostri docenti nell’annata appena passata, cui hanno lavorato i nostri ex allievi Chiara De Gregorio e Vincenzo Capasso. Quella che si chiuderà il prossimo 12 settembre sarà la 74ma edizione e folta sarà la presenza di collaboratori ed ex allievi della Pigrecoemme.
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Suburra non è Gomorra
La premessa è che il cinema italiano ha bisogno oggi di Stefano Sollima perché siamo orfani di chi sia in grado di maneggiare un genere, come il noir/polizi(ott)esco, con tanta perizia ed attenzione allo spettacolo. Detto questo, tuttavia, all’uscita dalla sala, non siamo riusciti a liberarci dalla sensazione di esserci trovati di fronte ad un’occasione persa (sensazione, ahinoi, provata anche di fronte ad A.C.A.B., il suo esordio al cinema, e ricorrente ogni qual volta registi, dimostratisi in grado di reggere la dura sfida della lunga serialità di qualità in Italia – lo stesso vale per Ciarrapico, Torre e Vendruscolo ed il loro Ogni maledetto Natale -, si confrontano con le misure più grandi, dello schermo, ma più limitate, quanto a durata, dello sviluppo della storia, dei caratteri e dell’intreccio. Ed, in virtù dei pressoché unanimi consensi letti in giro sulla seconda regia cinematografica del figlio di Sergio Sollima (scomparso da poco ed al quale il film è dedicato), proveremo a spiegare questa sensazione (vi assicuriamo spiacevole perché avevamo voglia anche noi di gridare al capolavoro) rimodulando in tre contestualizzazioni diverse la frase con cui abbiamo intitolato questo articolo: “Suburra non è Gomorra“.