Napoli Film Festival 2015 Day 4: Quarto potere

nff-day1

Voleva tornare lì, in quel luogo ameno dove la felicità seduceva con la sua naturalezza, in maniera ineluttabile. Dopo non sarebbe stato più così.

Tony Pagoda e i suoi amici

Ci si avvicina in due modi a un film come Quarto potere (Citizen Kane) di O. Welles, proiettato ieri al Grenoble nell’ambito della retrospettiva sul regista statunitense: con la sicurezza boriosa della conoscenza, che si affida a una lista già stilata nel tempo per ridisegnare tutte le sfumature tecniche della pellicola e ricordare la grandezza di un regista che, a soli venticinque anni, ha regalato ai cineasti del futuro un metro di valutazione universale; oppure con l’imbarazzo dell’emozione, di chi ha visto il film più volte, lo ha smembrato e ricomposto, ne ha studiato i dettagli più scomodi e continua a provare emozione e imbarazzo, finendo per confondere le due cose.

Quarto potere racconta di una perdita, di ciò che la vita o il tempo ci ha sottratto. Ma in  entrambi i casi, che la mancanza sia stata o meno inevitabile, che quel vuoto sia stato o meno riempito,  la perdita cresce insieme ai nostri ricordi, diventa la figlia che non abbiamo mai avuto e che per questo appare perfetta. Charles Foster Kane, la cui figura è liberamente ispirata a quella del magnate dell’editoria e del legno William Randolph Hearst, è un uomo sfacciatamente ambizioso, che in pochi anni finisce per controllare attraverso il suo giornale, l’Inquirer,  e il carisma di cui è portatore sano, le menti di chi lo legge, pendendo dalle sue parole. La vita di Kane è una stanza piena di oggetti che in una meravigliosa inquadratura si trasformano nella città vista dall’alto, la città che quelle abili mani da direttore d’orchestra hanno manovrato e trasformato. Prima di morire, però, Kane pronuncia una sola parola, che nessuno è in grado di decifrare, perché nessuno conosce la sua mancanza, quella figlia illegittima che gli ha rubato la felicità, come un male del ritorno che siamo soliti chiamare nostalgia.

Voleva tornare in quel luogo ameno dove la felicità seduceva con naturalezza, in maniera ineluttabile. Dopo non sarebbe stato più cosi”. Perché è vietato tornare nel “posto delle fragole” come il cartello “no trespassing” ci ricorda in apertura e chiusura di film, mettendoci con le spalle al muro assieme a tutte le nostre paure. E, questa volta, nemmeno il Quarto Potere può convincerci del contrario.

Commenta questo post

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.