3 film per convincerti a trascorrere il capodanno fuori Napoli

dalessio

Sei ancora in dubbio se trascorrere il capodanno a Piazza del Plebiscito a strapazzarti le orecchie ed a rischiare di bruciare vivo per le lanterne cinesi che saranno imprudentemente accese durante l’esecuzione di “Il falco e la rondine”? Pigrecoemme ti ama e ti dà tre buoni motivi per disertare questo appuntamento. Soprattutto se pensi che a Roma ci sono i Subsonica…

Annarè di Ninì Grassia

E’ il 1998 e Ninì Grassia, convinto di avere tra le mani un novello Nino D’Angelo (aspetto che Goffredo Fofi sdogani anche D’Alessio per prendere la mazza ferrata), sforna un musicarello fuori tempo massimo che, però, grazie a strategie d marketing di altri tempi (la notizia pompata dai giornali che il film avrebbe battuto il Titanic, tacendo che si trattava del primo weekend di programmazione contro il ventesimo) incassa quanto deve. Sentir chiamare Fabio Testi signor D’Alessio e vedere Orso Maria Guerrini (che quattro anni dopo sarebbe apparso anche in The Bourne Identity) costretto ad una partecipazione alimentare, quasi sempre al telefono (vecchio escamotage per ridurre le giornate di posa, che per esempio Assonitis utilizzò per avere Henry Fonda in Tentacoli) sono traumi dai quali difficilmente ci si riprende. Che Maria Monsè dopo sia scomparsa dalle cronache (se non per scandali sessuali) getta un’ombra sulle capacità del cantante di essere un buon amuleto.

Cient’ ann’ di Ninì Grassia

Il regista di Aversa ci riprova e mette insieme due generazioni di cantanti napoletani, ma anche due uomini di spettacolo completamente diversi. La differenza tra Mario Merola ed il suo giovane (ma già ampiamente stempiato) erede è abissale. Il film porta una sfiga incredibile sia a Mario Merola che a Giorgio Mastrota, qui nei panni del villain.

Troppo belli di Ugo Fabrizio Giordani

Qui D’Alessio, opportunamente ritiratosi da una carriera d’attore davvero impervia, viste le sue scarse qualità recitative, finanche inferiori a quelle canore, compone la colonna sonora. Troppo belli è fortunatamente un oggetto irripetibile, figlio della mente malata di quel Maurizio Costanzo che ha fatto male alla cultura italiana quanto il McDonald ha nuociuto alla salute degli Americani. Comunque, senza voler insinuare niente, anche questo film ha segnato la fine sia di Daniele Interrante che di Costantino (ora riciclatosi nella webserie nostalgicamente trash di Lory Del Santo).

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