A causa della diffusione del virus COD-19 le uscite in sala sono state ridotte (il film di Carlo Verdone rimandato a data da destinarsi), il pubblico è in netto calo e la crisi del settore è preoccupante. Ne giovano gli OTT che distribuiscono film da vedere comodamente (e tranquillamente) a casa. Abbiamo visto per voi Il suo ultimo desiderio di Dee Rees (Mudbound) su Netflix.
1982, El Salvador. La giornalista Elena McMahon scopre il presunto coinvolgimento del governo americano in diversi massacri di civili; quando, però, il padre si ammala seriamente, abbandona l’indagine per prendersi cura di lui: si troverà ben presto invischiata in una situazione difficile da gestire, tra complotti, spionaggio e traffici.
La pellicola, adattamento dell’omonimo romanzo di Joan Didion pubblicato nel 1996, è stata distribuita in anteprima su Netflix il 21 febbraio. Nel cast, ad affiancare Anne Hathaway, ci sono anche Ben Affleck e Willem Dafoe. Gli ingredienti giusti di partenza c’erano tutti: una giornalista che segue ostinatamente la verità, colpi di scena, scandali e complotti. La mescolanza continua di generi, però, non garantisce al film una forte identità. Il suo ultimo desiderio è al tempo stesso un film d’inchiesta, un thriller con picchi di tensione e un dramma contorto. C’è poca chiarezza di intenti. Si avverte la necessità di infondere una dose di emotività al racconto -ci sono moltissimi primi piani sui protagonisti- ma le interpretazioni non risultano valorizzate a pieno. Ci sono luci ed ombre, ma nel complesso la sceneggiatura non sembra dare giustizia all’intricata trama del romanzo.
Il desiderio di verità è forte e tangibile, e viene rappresentato in maniera non forzata: Elena non è solo determinata, è in realtà sfrontata, agisce incurante del pericolo, è guidata solo da una fame incontrollabile di verità. Il suo personaggio è sicuramente quello più delineato e credibile: incarna, infatti, la denuncia nei confronti di tutte quelle istituzioni che agiscono per il loro tornaconto pur dichiarandosi integerrime. Di Elena viene mostrato anche il lato più fragile, il suo personaggio viene realmente sviscerato a fondo. Sostanzialmente, Anne Hathaway tiene in piedi la storia da sola.
Si deve, in conclusione, ribadire l’interessante potenziale e l’importante denuncia da fare, ma manca il controllo. Inevitabilmente lo spettatore avverte un senso di disorientamento e confusione.