Lo specchio nero – Il cinema sovranista in un libro firmato Dikotomiko

lo_specchio_nero_copertinaMio nonno è stato un repubblicano/mazziniano, fieramente antifascista (diede uno schiaffo a una camicia nera che aveva importunato mia nonna), ma nell’ultima parte della sua vita si lasciò affascinare dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi. Questo particolare evento, riguardante la mia famiglia, ha a che fare più di quanto potreste pensare col libro in uscita, il 25 aprile (e quando sennò?), per i tipi della DOTS edizioni: Lo specchio nero – I sovranismi sullo schermo dal 2001 a oggi. Gli autori sono Massimiliano Martiradonna e Mirco Moretti, meglio noti, soprattutto ai lettori della rivista Nocturno, coll’eteronimo Dikotomiko.

Sul loro blog (https://dikotomiko.wordpress.com/) leggiamo “con noi o contro di noi”. Sembrerà strano, ma questo schieramento manicheo (che Dikotomiko strumentalizza ironicamente) è proprio la cifra ideologica che ha portato il mondo alla deriva di cui il libro si occupa. Dialettica politica ridotta a zero, scontro frontale, in una parola: neofascismi. Torniamo a mio nonno. Perché un uomo così profondamente antifascista, a un certo punto si è fatto “abbindolare” dal Cavaliere?  Ricordate la formula “nuovo che avanza”? Ecco, proviamo a capovolgerla: si trattava in realtà di un “avanzo” che indossava il vestito nuovo. E qui entra in gioco la Storia italiana, coi fascisti che si riciclano, con la rimozione degli orrori o, ancor peggio, con la normalizzazione del regime. Recentemente, in occasione di una polemica social tra Jim Carrey e Alessandra Mussolini, l’attore canadese si è detto stupefatto che la nipote del Duce fosse in politica e che addirittura fosse stata eletta. È l’Italia, bellezza!

Nella “Premessa biografico-generazionale” del libro si legge “Grazie a Berlusconi avveniva la prima cosmesi, il primo maquillage: i neofascisti si riorganizzavano, si camuffavano (altra loro caratteristica genetica), si imponevano. Dalle fiamme alle alleanze, dai Fratelli d’Italia ai fratelli di Padania, la destra si evolve, si moltiplica, si trasforma. Ma niente, nessuno a contrastarli cercando di mostrare il nero sotto il trucco e il parrucco. Tutti, o quasi tutti, a blandirli, perché rappresentavano, o rappresenterebbero, la pancia (la pancetta?) del Paese”.

E così fotterono mio nonno.

A questo punto, Lo specchio nero diventa un titolo imprescindibile, un volume che, nella miglior tradizione saggistica afferente al cinema, parte dalla settima arte per arrivare al mondo, il nostro mondo. Che non è un bel posto. Scopriamo dall’esiguità dei titoli (in un range temporale importante: dal 2001 che per noi Italiani significa G8 di Genova, Bolzaneto, più che Torri Gemelle) che, ancora oggi, o forse oggi più di ieri, il cinema non riesce ad affrontare il tabù dell’avanzata neofascista. La parola sovranismo è maquillage semantico ad uso della massa sensibile che non vuole sentirsi chiamare “fascista”. E si rimuovono i film come si rimuove il passato. Sono tornato di Luca Miniero, il più recente lavoro che, nelle forme della commedia, tocca questo nervo scoperto, è stato allontanato chiasmaticamente come revisionista. Falsissimo, il film del regista di Benvenuti al Sud è la radiografia più attendibile dell’Italia di oggi.

Sono_tornato_vignetta

 

Di altre opere comprese nel libro si sa poco o niente. Chi conosce Inconscio italiano di Luca Guadagnino? O Negotiating Amnesia di Alessandra Ferrini? Il destino di Crescere neofascisti – Viaggio all’interno dell’universo Lealtà Azione è, poi, emblematico e metonimico, volendo. Questo doc prodotto dalla Good Day di Michele Buongiorno per il ciclo Il racconto del reale di Sky Atlantic, nel giro di una settimana dalla sua messa in onda (il 18 novembre del 2018) è scomparso da ogni canale, player e supporto, a seguito delle polemiche suscitate. Il regista Andrea Bettinetti non lo include neanche più nel suo curriculum. Ancora una rimozione, stavolta probabilmente per quanto, suo malgrado, il lavoro dicesse di una “normalizzazione” francamente imbarazzante del periodo peggiore della nostra storia.

Il libro di Dikotomiko, impreziosito dalle illustrazioni del collettivo La psicoscimmia (Ettore Basciano, Sal Modugno, Vittoria Ricci, Michele Santoruvo) al di là dei suoi meriti saggistici e analitici, serve.

Serve a comprendere che, pur se poco in confronto alla marea di filmetti innocui e, anzi, reazionari prodotti ogni anno in Italia e non solo, il cinema fa anche cose buone.

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