Primi scatti, è questo il titolo della prima di una serie di mostre che periodicamente esploreranno gli esordi e i primi approdi di ricerca di alcuni giovani fotografi campani.
L’esposizione si terrà negli spazi di Pigrecoemme, a Napoli in Piazza Portanova 11, dal 13 gennaio al 7 febbraio 2014 24 gennaio 2014. L’inaugurazione è per lunedì 13 gennaio alle ore 17,00. Nei giorni successivi la mostra sarà visitabile, dal lunedì al venerdì, dalle ore 11,00 alle 13,30 e dalle 15,00 alle 17,30.
La mostra espone 28 fotografie, di 14 giovani fotografi, tutti studenti di Fotografia alla Pigrecoemme, che presentano le loro prime ricerche fotografiche, alcune delle quali non mancheranno di certo di articolare, in breve tempo, sviluppi interessanti.
Giuseppe Barretta lavora sul controluce come espediente di piccole rivelazioni e i suoi sono scatti carichi di un senso di attesa insieme giocosa e drammatica. E drammatico è il bianco e nero di Lucia Coppola, che si muove tra le rivelazioni dell’autoritratto e la ricerca sul paesaggio. Dalila D’Alessandro, invece, lavora con lunghe esposizioni e, tra dissolvenze e sovrimpressioni, rivelano il sottile gioco sul Doppio e sulla natura fittizia della messinscena fotografica. Quello di Michela Silvia D’Alessandro è un taglio fotografico drammatico e sensuale, in cui il gioco dei particolari scopre un corpo che sovente si finge Natura, in un processo linguistico dove l’identità si mostra celandosi. In Gianluca Della Rossa, invece, la foto è soprattutto passione che racconta passioni: in tal senso vanno lette le festose raffigurazioni di cani da lui proposte. Nicola Di Meo è invece attratto dalla potenza espressiva del paesaggio. E mentre Ilaria Errico ha un occhio ora attento alle curiosità folcloristiche, ora a un più doloroso impianto esistenziale, nelle foto di Chiara Giordano l’attenzione antropologica si rivela apertamente in una serie di dettagli sull’architettura funeraria, tramite campi medi su cimiteri zeppi di croci e marmi. In Raffaela Naldi Rossano la fotografia è l’espressione dei sentimenti, dove la tenerezza è la costante del suo discorso, mentre per Teresa Malacario la fotografia è curiosità e partecipazione, tra racconto di viaggio e capacità empatica. Vincenzo Nocerino, invece, ci restituisce una cupa metafisica dello spazio, in cui il paesaggio scopre ora la traccia antropica, ora il disegno naturale, ma sempre insistendo su una malinconica nota di solitudine di fondo. Anche Serena Scagliarini è abitata da istanze di lettura antropologica del reale, cui non è aliena una qual poetica inquietudine sul destino umano. Gli scatti di Luigi Spera sono sospesi tra il momento del reportage e l’approfondimento della foto d’arte, con esiti estetici interessanti. Infine, Gabriella Valente propone un chiaro discorso sull’assenza, con tracce volatili di presenze umane, forse appena scomparse oppure mai esistite.