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Vaniglia e cioccolato

(Italia 2004) di Ciro Ippolito con Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Preziosi, Joaquin Cortès

Ho visto Alessandro Preziosi a Quelli che il calcio delirare su presunte anlogie tra Vaniglia e cioccolato e Il favoloso mondo di Amélie. Il caro Alessandro, che, tra l’altro, mi sta pure simpatico ed è il migliore del terzetto, rischia una denuncia al Garante per pubblicità ingannevole. A parte che già il romanzo di partenza proviene dalla famigerata ditta Sveva Casati Modigliani, erede degenere della letteratura d’appendic(it)e, ci si è messo, poi, un Ciro Ippolito desideroso di far dimenticare i suoi trascorsi trash (e allora via con piani sequenza scorsesiani, inquadrature sghembe, oggettive irreali, orchestre d’archi sotto la pioggia), salvo poi recuperarli in alcune infelici battute (Andrea, dopo aver letto la lettera in cui la moglie gli rivela un tradimento, non ha di meglio che esclamare “Ho fatto i miei figli con una puttana!”; l’episodio della nottata bulimica della figlia resta fine a se stesso, senza approfondimenti) ed un casting da brividi (Cortès pittore è da sbellicarsi, per non parlare della sua mise - cappotto di cammello e cappello di lana - da malato in cura chemioterapica) a fare di Vaniglia e cioccolato il probabile scult della stagione.

(Rosario Gallone)


la copertina del libro

 

 

 

 

 

 

 

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