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Il favoloso
mondo di Amélie (Francia 2001)
di Jean-Pierre Jeunet con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Rufus, Claire
Maurier
Signori della giuria, le argomentazioni
sostenute dall'accusa battono sulla mancanza di realismo de Il favoloso
mondo di Amélie. Avete ascoltato la testimonianza di Serge
Kaganski, critico della rivista Les Inrockuptibles,
che ha definito il film "un videoclip ottimo per illustrare i
discorsi e la visione della Francia di Jean-Marie Le Pen". Non
intendo convincervi del contrario mettendovi a parte del mio parere, ma,
gentili giurati, avete avuto modo di visionare una copia della pellicola
(registrata come reperto A) e vi sarete resi conto che la tesi della controparte
è priva di fondamento oggettivo. De gustibus non disputandum
est, è vero, però è contraddittorio criticar
male una favola perché irreale. La Montmartre narrata da
Jeunet è un po' il paese lontano lontano delle fiabe, in
cui una bimba cresce sola fin quando, diventata adulta, decide che la
sua missione è lenire il dolore e la solitudine degli altri. Solo
che, mentre cerca di realizzare i sogni di chi le è vicino, è
incapace di coronare il suo sogno d'amore col commesso del sexy shop
che, nel tempo libero, recupera vecchie fototessera abbandonate. Perché
infilarci la politica a tutti i costi? Perché non godersi lo spettacolo
e basta? Regista e sceneggiatore sanno amalgamare il realismo poetico
(quello di Prévert e Carné), gli fx
ed una grazia di scrittura, nella descrizione dei piaceri e dei dispiaceri,
paragonabile alla prosa di Philippe Delerme. In più l'identificazione
tra la Tautou ed il suo personaggio è tale che la dolce
Audrey potrebbe rischiare di rimanerne imprigionata e la colonna
sonora di Yann Tiersen richiama atmosfere da bistrot. Signori
della giuria, ciò che vi chiedo è di giudicare in base alle
emozioni provate in sala. Bello o brutto a seconda che vi siate annoiati
o divertiti e commossi.
(Rosario
Gallone)
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