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“Ogni lunedì e per molto tempo, mio padre ebbe l'abitudine di portarmi a un music-hall di varietà che si chiamava Cafè-Concert.
Mio padre costruiva case con le sue mani.
Mi spingeva a lunghe discussioni su ciò che è giusto e ciò che non lo è.
Nel nostro quartiere era l'unico ad avere le idee che aveva.
Frequentava una famiglia di scultori italiani.
Mi lavava il corpo con aria molto naturale, preparava da mangiare, mi spennelava la gola e, con un'aria concentrata, mi tagliava i capelli.
A volte mi leggeva delle poesie,con un tono contenuto.
Fino ai venticinque anni io ho lavorato soprattutto nell'edilizia, ma ho provato di tutto.
Mi ricordo d'essere stato imbianchino, idraulico, muratore, conciatetti, macellaio, sterratore, scaricatore, riparatore di vagoni, lavapiatti, infermiere.
Ho perfino applicato guarnizioni di gomma agli sportelli delle ghiacciaie per renderle ermetiche.
Ho raccolto il fieno, ho mietuto il grano...
Dopo tutto ne ho avuto cose da vedere!
Ci sono dei poveretti che non hanno visto niente di tutto questo.
Mi chiedo come fanno a mettere in scena un lavoro.
Queste cose viste ed anche fatte con le mani, mi sono scese lungo la parte posteriore delle braccia, mi sono arrivate sulle punte delle dita dove mi hanno modificato le impronte digitali.”

Etienne Decroux.


Appel à la jeunesse