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La pianista
(Austria/Francia 2001) di Michael Haneke,
con Isabelle Huppert, Benoît Magimel, Annie Girardot, Susanne Lothar,
Anna Sigalevitch, Udo Samel.
La quarantenne
Erika, stimata, severa e rigorosa insegnante di pianoforte presso
il Conservatorio di Vienna, nasconde in realtà un mondo
interiore fatto di perversione (sadomasochismo, voyeurismo, pornofilia)
e disperazione. La relazione fra lei e un suo giovane, vitale e brillante
allievo, sul quale ella vorrebbe esercitare un totale controllo psicologico,
la porterà all'autodistruzione. Forse non molto lontano dal punto
di partenza.
C'è qualcosa di kafkiano nel modo in cui Haneke racconta
le vicende (crudeli e al limite dell'assurdo) dei suoi personaggi. Già
nei suoi due precedenti film giunti in Italia (Funny
Games e Storie), ma soprattutto
qui, lo svolgersi della vicenda lascia stupiti (e programmaticamente infastiditi)
gli spettatori
per il modo in cui la regia prende la distanza dai fatti, rinunciando
a qualsiasi partecipazione emotiva e preferendo inquadrature oggettive
che "congelano" la materia del racconto e la consegnano senza
giudizio allo spettatore.
Così il film procede, sadicamente, attraverso la presentazione
di una psicopatologia, fino ad un epilogo privo di qualsivoglia abreazione.
Nessuna catarsi, nessuna liberazione. Alla fine rimane, oltre alla constatazione
del definitivo sdoganamento del porno nel cinema d'autore europeo, la
strana sensazione di essersi trovati di fronte ad un cinema pienamente
consapevole, difficile, feroce con il suo pubblico, ma totalmente nuovo
ed appagante.
Tratto dal romanzo della scrttrice austriaca Elfriede Jelinek il
film ha vinto il gran premio della guria e quelli per le migliori interpretazioni
(Isabelle Huppert, Benoît Magimel) a Cannes 2001.
(G.F.)
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