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Million Dollar Baby (USA 2004) di Clint Eastwood con Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman, Jay Baruchel, Mike Colter eLucia Rijker

Continua il momento di grazia di Clint Eastwood che dopo Mystic River licenzia un’altra opera di rara intensità e struggente mestizia. Aiutato dalla fotografia di Tom Stern, che usa le ombre e le sottoesposizioni per scarnificare le facce degli attori e illividire gli ambienti, come dal montaggio di Joel Cox che agisce con chirurgica rarefazione, prosciugando i momenti di climax e congestionando gli slanci melodrammatici, Million Dollar Baby trae paradossalmente forza e vigore dall’asciuttezza stilistica della regia (di impronta siegeliana), dall’uso esistenzialista del voice-over, impostato su una matrice vagamente hard-boiled, dalla laconicità dei dialoghi, dalla ordinarietà polverosa delle soluzioni scenografiche. Il gioco attoriale è inesorabile con la coppia Eastwood-Freeman che agisce per sottrazione ed profonde essenzialità gestuale, mentre la Swank riesce a commuovere con inattesi, radiosi sorrisi che si aprono su un volto quasi sempre fotografato incupito e teso.
Nel suo essere apologo doloroso sulla dignità del sacrificio e parabola accorata sul riscatto vitalistico, il film si inserisce solo parenteticamente nel filone dei film sulla boxe, centrato com’è su un dolente rapporto tra un introverso e disilluso allenatore e una ragazza che vuole testardamente combattere sul ring ma solo sotto l’ala protettiva e saggia del vecchio trainer.
Le atmosfere ricordano un altro grande film, Fat City (Città amara, 1972) di John Huston, che fa del mondo del pugilato il palcoscenico sfatto di una umanità malconcia e disincantata, ma la progressione drammatica finale dimostra l’incoercibile individualismo etico di Eastwood, fatto di silenziosa solidarietà e amare solitudini, lontano dai dogmatismi ipocriti e dalla meschina compiacenza morale di una società antiumanistica.
Sceneggiatura di Paul Haggis  tratta dai racconti di F.X. Toole.


Vincitore di 4 Oscar (miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista, miglior attore non protagonista)

(Marco Rambaldi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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