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Le vie della
violenza (Usa 2000) di Christopher
McQuarrie con Benicio Del Toro, Ryan Phillippe, Juliette Lewis, James
Caan
Date le prove incolori di Bryan
Singer, tutte le mie speranze erano riposte nel cosceneggiatore de
I soliti sospetti, con la salda sensazione che gran parte
del merito di quel film fosse suo. Deve averlo pensato anche McQuarrie
e così, per il suo esordio alla regia, ha scelto di scrivere una
storia dai mille rimandi (Leone supra omnes, con punte di
compiacimento gore scippato alla coppia Rodriguez-Tarantino),
dove un ruolo fondamentale è svolto dai dialoghi. Che, però,
sono dialoghi mai rivelatori, in cui il non detto supera il detto (e non
sarebbe neanche male, se almeno ci si capisse qualcosa: ma cosa avrà
mai combinato il giovane ostetrico a Baltimora?). Il segreto, poi,
grande, terribile, tanto da ammutolire chi ne è a conoscenza, è
un palloncino che si sgonfia. Peccato perché, come regista, il
buon Christopher costruisce almeno tre momenti entusiasmanti: la
sequenza del rapimento, quella dello scontro a fuoco (incrociato) nella
piazzola del Motel Natio Matre, e l'addio di James Caan a
Geoffrey Lewis (una perla di poesia crepuscolare, tra Hawks
e Mulligan)
(R.G.)
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