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Io non ho paura (Spagna
2001) di Gabriele Salvatores con Dino Abbresia, Aitana Sánchez-Gijón,
Giuseppe Cristiano, Diego Abatantuono, Riccardo Zinna
E' estate, siamo alla fine degli anni '70, al
Meridione, tra campi di grano e frinire di cicale. I bambini si godono le
vacanze estive. il piccolo Michele, nove anni, trova un bambino segregato
in un pozzo accanto ad una casa abbandonata.
Sono rimasto meravigliato quando, dopo la sequenza iniziale (bellissima)
di Io non ho paura la mia mente è corsa ai Riflessi
sulla pelle di Philip Ridley, al piccolo Ivan di Andrej
Tarkovskij, e, inevitabilmente, all' Antoine Doinel de I
400 colpi. E' vero che Salvatores è uno che con le
immagini ci sa fare (molto meglio di Giuseppe "hoicarrellieidollyelegru"
Tornatore), è vero che dopo i vari film clone puerto-marrakesh-mediterraneo
il regista di Nirvana, Denti,
e Sud è stato uno dei pochi in Italia a cercare di
fare qualcosa di "cinematografico", ma la bellezza di certe sequenze
di questo suo ultimo film e la grande efficacia con cui descrive il mondo
crudele dei bambini sono due sorprese inattese quanto gradite. Così,
questa favola per adulti e bambini, questo trasognato bildungsroman
in scala ridotta merita di essere considerato il miglior film che il suo
autore abbia realizzato, anche a dispetto di una seconda parte in cui gli
assolati campi di grano (quelli che mi avevano fatto pensare a Ridley)
e gli orridi animali che popolano gli angoli delle campagne (la fotografia
outdoor di Italo Petriccione è di altissimo livello)
tendono a diventare un po' ripetitivi.
Tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti.
(Giacomo Fabbrocino)
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