Lo sappiamo, “10 spaghetti thriller più belli di sempre” è un po’ assoluto come titolo e non mancheranno quelli che ci faranno notare qualche assenza ( nessun Umberto Lenzi per esempio) o un’inclusione troppo generosa di uno o più titoli, ma noi ci siamo abituati ed in fondo queste sono le regole delle playlist. Ci siamo fatti guidare dalle prime sensazioni provate da adolescenti quando queste pellicole venivano programmate tranquillamente ad orari pomeridiani sulle prime tv private. Il periodo in cui si concentrano i lavori più interessanti è breve, poco meno di quindici anni, nonostante il fenomeno sia continuato anche negli anni ’80 ed abbia vissuto un momento di revival recente grazie a Federico Zampaglione. Purtroppo né lui né uno dei maggiori esponenti del periodo d’oro, ovvero Dario Argento (in fase calante da Opera in poi) sono riusciti a rivitalizzare un genere nel quale, al pari dello spaghetti western, il cinema italiano ha davvero innovato ed influenzato intere generazioni di appassionati e registi di tutto il mondo (la tesi di laurea di Christophe Gans era intitolata Silver Slime, Bava d’argento). In fin dei conti i migliori omaggi a quel cinema sono arrivati da due critici e studiosi belgi, Bruno Forzani e Hélène Cattet che con i loro Amer e The Strange Color of Your Body’s Tears hanno portato quasi al confine della videoarte gli stilemi (particolari, dettagli esasperati, soggettive) dello spaghetti thriller.