In una società scopocentrica come può essere la società delle immagini, la cecità, in qualche modo, può costituire, più o meno simbolicamente, perdita di identità o dell’io: video ergo sum. È altresì vero che, se, da un lato, il non “voler” vedere può spesso essere inteso come atteggiamento omertoso dettato da paura, biblicamente (Matteo 5:29-31 ) “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te“, pertanto la vista, tutta concentrata come è sull’apparenza, spesso ci impedisce di vedere a fondo le cose.
L’espediente della cecità al cinema è utilizzato secondo queste coordinate oltre che come escamotage narrativo atto ad estendere i confini del fuori campo e della suspense, consentendo allo spettatore di saperne più del personaggio, oppure funzionale ad uno sviluppo “Davide vs Golia” dove il Davide dell’occasione è il menomato il quale impara ad usare gli altri sensi più e meglio degli altri.