GAS Agenzia creativa – Episodio 1 della prima serie

Ecco la prima puntata della nuova serie web della Scuola di cinema televisione e fotografia Pigrecoemme, GAS – agenzia creativa.

Le cinque puntate saranno pubblicate una al giorno da lunedì 21 a venerdì 25 maggio.

Il format – la cui prima stagione prevede cinque puntate di sei minuti ciascuna – è nato lo scorso anno all’interno del corso di Scrittura televisiva di Pigrecoemme.
Alla sceneggiatura, coordinati dalla docente del corso Anna Coluccino, gli studenti Marco Ferrentino, Valerio Monda, Celeste Sabatino, Marco Sagliocchi, Paola Savinelli e Antonella Scotti. La regia è di Rosario Gallone.

La serie è una comedy che mette al centro degli eventi una sgangherata agenzia pubblicitaria, la GAS, alla cui guida c’è Greta (interpretata da Anna Coluccino), avvenente e tirannica direttrice, che cerca di spremere senza pietà ogni goccia di talento dai suoi improbabili collaboratori.
Eppure, non si sa come, tra stralunati brainstorming, slogan assurdi e divertenti campagne che avvilirebbero però qualunque cliente, la fumosa agenzia di creativi riesce ogni volta a sorprenderci, tirando fuori, alla fine, una pubblicità efficace e vincente.
Con Anna Coluccino, gli altri interpreti della serie sono Alessio Di Giulio Cesare, Roberta Frascati, Rosario Gallone e Fulvio Sacco.

La novità del format
L’elemento di maggiore novità del format risiede certamente nella formula: storia di un’agenzia pubblicitaria, infatti, ogni ciclo di puntate ruota intorno a una vera campagna di comunicazione.

Il Comune di Santa Maria a Vico protagonista della Prima stagione
In tal senso, la Prima stagione è dedicata a un tema sociale importantissimo: la raccolta differenziata.
Infatti, le cinque puntate ruotano intorno alla campagna di sensibilizzazione per il raggiungimento del 70% di rifiuti differenziati del Comune di Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta, uno dei più Paesi più virtuosi d’Italia, che fa parte dei cosiddetti “Comuni Ricicloni”, secondo la definizione di Legambiente.

“La nostra idea – spiega il Sindaco di Santa Maria a Vico, dott. Alfonso Piscitelli – era quella di raggiungere, in special modo, i giovani, perché siamo convinti che un corretto ciclo di smaltimento dei rifiuti è soprattutto una questione di coscienza sociale e di educazione, ma anche di semplici abitudini quotidiane. E, allora – ci siamo detti – quale migliore occasione di incidere profondamente nel tessuto culturale dei nostri cittadini interloquendo, proprio con i più giovani, sul loro stesso terreno? Ovvero sulla comunicazione breve, internet e i social network.
“È così – aggiunge Ernesto Savinelli, assessore all’Ambiente, Ecologia, Gestione rifiuti – che abbiamo deciso di affidare la campagna di sensibilizzazione a un’azienda giovane, che ha una particolare attenzione tanto per gli audiovisivi, quanto per i New Media, qual è la Scuola di cinema Pigrecoemme di Napoli”.
Infatti, su incarico dell’Assessorato all’Ambiente, Ecologia, Gestione rifiuti del Comune di Santa Maria, Pigrecoemme è stata così chiamata a progettare la campagna pubblicitaria, che, oltre alle cinque puntate di GAS, ha previsto un manifesto, affisso in questi giorni per le strade del Comune.
Lo slogan del manifesto, realizzato in collaborazione con la Protezione Civile di Santa Maria a Vico e la Polisportiva “Gennaro Ruotolo”, recita “Sgombriamo il campo! Convocateci per il ritiro” e ci mostra una squadra di calcio di bambini, sulle cui spalle la sequenza dei numeri delle loro maglie forma il numero 0823 758256, ovvero il servizio telefonico che il Comune ha preposto per il ritiro dei rifiuti ingombranti.

La comunicazione virale
Prima ancora del varo online, la serie GAS – Agenzia creativa è stata anticipata da una comunicazione virale, la quale, oltre che su Facebook, ha viaggiato sul blog della GAS (questo l’indirizzo: http://gasagenzia.wordpress.com/), un blog attraverso cui la falsa agenzia di comunicazione promuoveva i suoi scalcagnati servizi.
È così che, ancor prima del lancio della serie, lo spazio web della GAS ha generato accese discussioni sul web e, raggiungendo in una settimana più di 25.000 contatti, si è imposto come un piccolo caso. Ad accendere le micce alcune parodistiche finte campagne pubblicitarie che, con linguaggio aggressivo e una grafica dilettantesca, reclamizzavano, ad esempio, tali “Officine Pontine”, sedicente negozio di pneumatici laziale, promosso con il raccapricciante claim “A rota di ruote?” e una foto di una anziana al volante, intenta ad iniettarsi eroina.
Ma più di tutto ha fatto discutere il video del finto suicidio di Umberto Bossi, in seguito alla vergogna per lo scandalo della vera inchiesta che lo vede indagato di peculato, al punto da essere, per diversi giorni, la notizia più cliccata su WordPress.

Chiaramente l’intento dell’operazione era creare attenzione attorno alla fantomatica GAS – Agenzia creativa, attenzione, che ora che il gioco è svelato, si riverserà sulla serie e sulla campagna sociale che, grazie al Comune di Santa Maria a Vico, essa promuove.

Un estratto da “Ero un re”, il nuovo documentario coprodotto dalla Pigrecoemme

Un fotogramma di "Ero un re"
Un fotogramma di “Ero un re”

Ero un re è il nuovo documentario di Antonio Longo, già autore di Midnight Bingo, migliore autoproduzione allo scorso NapoliFilmFestival e accolto benissimo in altre rassegne italiane.
Il pretesto narrativo del documentario è la vita di Gaetano Autiero, oggi venditore ambulante, ma che da bambino partecipò come attore a diverse produzioni del periodo d’oro del cinema italiano. Molti lo ricorderanno per il ruolo di Titino in Pane, amore e… di Dino Risi e per quello di Mauro in Tempo d’estate di David Lean, accanto a una splendida Katharine Hepburn.

Autiero, come la Titina di Midnight Bingo, è una figura ai margini della società, alla quale Longo dedica uno sguardo delicato e, in fondo, ottimista. Nel documentario il racconto della sua vita si interseca con quello di una giornata particolare vissuta da una comunità di anziani, immagine di un mondo spesso rimosso dalla cronaca e dalla memoria collettiva.

Il brano nell’estratto è Tu bella di Vito Ranucci, musicista e compositore noto soprattutto per aver partecipato alla colonna sonora de Le rose del deserto di Mario Monicelli.

Riprese effettuate a Napoli tra agosto e settembre 2011

con
Gaetano Autiero
Titina
Maria Canella
Davide Salvatore Siciliano
Gaetano Pugliese
Giovanni Stendardo

Scritto, prodotto e diretto da
Antonio Longo

Una produzione
Antonio Longo

In collaborazione con Pigrecoemme
e con Film Commission Regione Campania

Produttore esecutivo
Corrado Morra

Fotografia
Fabio Farinaro

Operatori
Fabio Farinaro – Federico Hermann – Antonio Longo

Colonna sonora originale
Vito Ranucci
con uno scherzo di Pasquale Capobianco

Aiuto regia
Federica Roano

Segretaria di edizione
Alessia Imbriani

Montaggio
Rosario Gallone

Postproduzione e color grading
Giacomo Fabbrocino

Fonico di presa diretta e postproduzione audio
Carlo Licenziato

Logo design
Marianna Longo

Direttore di produzione
Anthony Siciliano

Ispettore di Produzione
Paolo Tedesco

Foto di scena
Alberto Vincenzo de Rosa

Le fotografie d’archivio sono dell’ Archivio Storico del Cinema AFE, Roma

Si ringraziano
Comune di Napoli
Assessorato alle Politiche Sociali
X Direzione Centrale Politiche Sociali ed Educative
Segreteria Sindaco di Napoli
Alessandro Di Rienzo
Motonave Falerno

e
Gino Aveta
Benedetta Bottino
Virginia Catelli
Giulietta Chieffo
Federica De Rosa
Vincenzo Esposito
Maurizio Gemma
Salvatore Longo
Thea Marchese
Simona Monticelli
Luca Sorbo
Antonio Tedesco

Brani musicali

Ero un re (P. Capobianco)
eseguita da Pasquale Capobianco
per gentile concessione dell’autore

Rione (Vito Ranuccci)
eseguita da Vito Ranucci per gentile concessione dell’autore

Tu bella (Vito Ranuccci)
eseguita da Vito Ranucci
per gentile concessione dell’autore

Au bord de la nuit (Vito Ranucci)
dall’album Il giardino delle delizie – CNI 2006
Eseguita da Vito Ranucci e musicisti Napoli Est

Sabato 21 aprile Aniello Barone terrà un incontro-lezione gratuito sulla fotografia

Continuano, alla Scuola di cinema e fotografia Pigrecoemme di Napoli, gli incontri dedicati ai grandi fotografi. Sabato 21 aprile 2012, Aniello Barone sarà, così, negli spazi di Piazza Portanova, per un incontro-lezione, che avrà il compito di tracciare le linee principali del suo affascinante percorso artistico e professionale.
L’appuntamento, dalle ore 16,00 alle 19,00, è a ingresso gratuito e sarà introdotto da Luca Sorbo, curatore dei nostri Corsi di fotografia e di Fotogiornalismo e, da poco nominato, responsabile per la Campania della Royal Photographic Society, la prima (1856) e più importante associazione fotografica al mondo.

Come ha intuito Luca Sorbo, il lavoro di Aniello Barone – uno dei principali fotografi italiani – accoglie tanto uno sguardo indagatore, da studioso, quanto una sensibilità squisitamente artista.
Nasce da questo drammatico scontro un lungo portfolio di immagini indimenticabili, che raccontano la difficile identità di Napoli, narrata soprattutto a partire dalla periferia, come luogo esemplare delle contraddizioni del contemporaneo.
Particolarmente interessante, in tal ottica, la sua recente installazione Liternum al Museo Archeologico di Napoli, in cui Barone organizzava una sorta di spazio mentale, che lo spettatore era costretto a percorrere.
“Ogni sua ricerca – ha scritto di recente Sorbo – è una nuova avventura (dove), nel tanto rumore di immagini in cui siamo travolti, la sua riflessione visiva è un centro di attenzione, a cui non possiamo rinunciare.”

Enrico Ghezzi al PAN per la rassegna Storia permanente del cinema

Giovedì 22 marzo 2012 alle ore 18,00 Enrico Ghezzi e la redazione di Fuori orario incontrano il pubblico del PAN – Palazzo delle arti di Napoli.
L’appuntamento, a cura di Alberto Castellano, muoverà le mosse da Zaum – andare a parare, programma di Ghezzi ancora più sperimentale e radicale del mitico Blob, che RAITRE ha trasmesso, in sei puntate, nell’estate 2011.

Si inizia il 20 marzo

L’intero ciclo di Zaum sarà intanto proiettato, nell’ambito della rassegna Storia permanente del cinema, co-curata da Pigrecoemme, martedì 20 e mercoledì 21 marzo, dalle ore 15,00 alle 21,00, e giovedì 22 marzo, dalle 15,00 alle 18,00, nella rinnovata FilmZone del PAN – Palazzo delle arti di Napoli di via dei Mille 60. Le proiezioni e l’incontro sono a ingresso gratuito.

“Rovescio speculare” di Blob, Zaum ha come tema di fondo la Catastrofe. Dagli scontri di Genova durante il G8, al mattino esiziale ed essenziale dell’11 settembre 2001, il programma di Ghezzi ancora una volta investiga, tra schegge inedite di film mitici e invisibili (tra cui il Don Chisciotte di Orson Welles e L’Enfer di Henri-Georges Clouzot con Brigitte Bardot e Romy Schneider), e derive situazioniste, la deflagrazione del senso nel racconto filmico. Tra metafore calcistiche, voci e corpi, Zuam è la narrazione dell’entropia come nuova e unica epica possibile.

Di seguito la scheda di presentazione del programma e le sinossi delle sei puntata a cura di Enrico Ghezzi.

Zuam è il ‘resto’ di un programma quotidiano che avrebbe dovuto seguire BLOB essendone il rovescio speculare (repertorio raro e intenso da più di duemila anni di immagini scagliato e proiettato in carezza costante sulle tematiche e le ossessioni del presente fino a provocarne più l’evaporazione che la fissione, mentre Blob opera da sempre un’archeosintesi immediata del quotidiano in una specie di fusione fredda dell’immenso archivio istantaneo che dalla tv in poi si compila e dis-ordina).

Tema di fondo è la Catastrofe, immane e assoluta, o acquisita, già data, sorseggiata, interiorizzata da un decennio che si apre con gli scontri del G8 di Genova intorno al nulla della zonarossa e con l’attacco in piena luce all’oscurità della caverna Capitale/Immagine, nel mattino dell’11 settembre con le Twin Towers trasformate in faci sinistre prima di crollare.

Tenendo conto che la catastrofe più forte è già avvenuta (naturale e innaturale come tutte le catastrofi)nell’epifania postuma che è sempre l’immagine, enrico ghezzi con la redazione di FUORI ORARIO si è arrovellato sui materiali dell’anarchivio di Cose (mai) Viste, e altri trovandone e procurandosi (troverete più avanti la lista di inediti e prime visioni tv), in un montaggio disteso che infatti non è un montaggio, ma piuttosto un ‘tramontaggio’, un passare gioioso da una terribilità a un godimento nel tramonto del costruirsi, verso una passione quasi estatica delle immagini, dove il passare da un soggetto o da un ‘film’ preciso all’altro è reminiscenza di un senso e di una memoria nascosti, all’opposto dell’asserzione ideologica affermata quasi sempre mediante la drammaturgia autoritaria del montaggio.

Tutto è repertorio, rush (filmato girato e spesso mai utilizzato, e qui riaffiorano le rushes di Welles per il Don Chisciotte suo maledetto e per Mister Arkadin (Rapporto Confidenziale), di Paradjanov per Sayat Nova, di Fellini per La Voce della Luna, oltre a quelle di Clouzot per L’Enfer con Bardot e Schneider),e anche questa prima parte, nella monografia sul G8, si appoggia molto sui ‘girati’ di decine di ore ininterrotte filmati per Blob e per Fuoriorario.

Più della metà di ogni puntata si impernierà su un tema monografico, e il resto sarà costituito per passaggi e striature di altre immagini dagli altri cinque temi principali. I temi quindi, ancor più che intersecarsi, si accavallano e concorrono, fili paralleli e sovrapposti di memorie che si favoriscono o ostacolano l’un l’altra, in direzione della terra impossibile (e comunque sempre più catastrofica e catastrofizzata) che è il presente.

La prima parte, la puntata di domani (realizzata da Daniel Franchina e da Donatello Fumarola) dedicata allo ‘scontro fisico’ a partire dal G8, si aprirà col capolavoro del cineasta armeno Artavadz Pelesjan (che sarà a Venezia quale soggetto, ‘impossibile’ a sua volta, di un film di Pietro Marcello in cui fuori orario è coinvolto), NACHALO/L’INIZIO, del 1967. Nove minuti, a partire dal cinquantenario della rivoluzione d’ottobre, che sconvolgono il cinema e le incertezze rassicuranti del montaggio, verso qualcosa che è ancora da farsi e da sentirsi (echi se ne trovano perfino nel recente bellissimo Tree Of Life di Malick). Risulterà ancor più chiaro che lo scontro fisico a genova si mostrò proprio nell’atto di svanire quasi, sempre troppo veloce frenetico accelerato o rallentato, raramente a una velocità ‘giusta’. I mille e mille occhi incontrollabili delle tele camerine individuali formano già e troppo tardi una ‘comunità improbabile’, che filma e controlla se stessa sul limite del riguardarsi e riinquadrarsi.

E poi si cominciano a mostrare i frammenti di un film (A Confronto/By Comparison) che ‘sfilerà’ tutto intero nel corso delle sei parti di ZAUM, sequenze girate in tutto il mondo dal cineasta Haroun Farocki, che mostrano i diversi modi di produzione ancora in atto di un oggetto seriale di base quale è il MATTONE.

(La stessa cosa avviene e avverrà nelle prossime settimane con altri due film che vengono in qualche modo proposti quasi integralmente da ZAUM (ma potranno esser visti da settembre in programmazione normale a Fuori Orario), l’intensissimo SABATO del russo Mindadze, primo film (2010) sulla tragedia di Chernobyl, e il magnifico diario sulla malinconia filmica ARIRANG di Kim Ki Duk, visto e premiato all’ultimo festival di Cannes.

I temi monografici delle altre cinque parti (che vengono realizzate ciascuna da una diversa coppia di coautori di Fuori Orario) saranno nell’ordine (peraltro ancora da farsi fino in fondo):

CATASTRIONFO – (i trionfi della catastrofe, sempre innaturali nella nostra innaturalità da Titanic -anzi tremontianamente TitaNietzsche? – a Fukushima)

You(No)Tube la geniale catastrofe del net o del web, rete di tutti e di nessuno, per nessuno e per tutti

Lo Spazio di U(c)lisse la lentezza del lavoro di ingegneri e di astronauti, il trascorrere delle orbite nella calma irreale kubrickiana, in sovrimpressione con la fine del tempo nello spazio che ci guarda dalla luna

Vogliamo Vivere / Essi Vivono /Apparizioni e Sparizioni – l’apoteosi del corpo e il suo venir meno, tra immortalità necrofilia makeup clonazione, il trucco e l’anima

Catastrofette del capitale – a ripartire dall’undicisettembre (filosofi e cineasti e le immagini stesse ripensano e ridicono quel che forse non fu mai pensato, il nostro esser grandi (mattoni!) piccoli matti, fool del gioco del capitale)

ZAUM – andare a parare

E il titolo? ZAUM. Ah sì, è il sogno dei febbrili futuristi russi estremi, Krucenich, e il geniale Velimir Chlebnikov, parola transmentale che non vuol dir nulla appunto perché oltre la mente.

Il tentativo artistico più spinto e perdente del secolo (gli si affiancarono –schiacciandolo- le più terribili ‘opere d’arte totali’ del novecento, il regime stalinista e quello nazista), fingere un altro spazio e forma di vita, pensando e immaginando così intensamente da esserlo e diventarlo loro.

ANDARE A PARARE
Se ne vedono parecchie di parate, in ZAUM, a partire proprio da quella gigantesca del cinquantenario (1967) della rivoluzione d’ottobre sulla Piazza Rossa a Mosca. Tutto il mondo e tutti noi del resto siamo sempre in parata, le immagini tutte e le immagini che noi siamo, narcisi in libera uscita o in visita guidata allo stagno. Frequenze intensissime iperdimensionali, o fantomatiche sgranate quasi dissolte, quali ci apparvero e ci appaiono ancora quelle sfilate risibilmente potenti e il piccolo grande passo lunare dell’uomo/umanità. Fino alla maschera ultima particolare del pararsi, essere icone nulliste del grande fratello, che proseguono in streaming il giocolavoro impercettibile iniziato dai fratelli Lumière e dai lavoranti della loro fabbrica, tante volte filmati in uscita tra il 1984 e 1985. Che forse ci raggiunsero da subito, o che non raggiungeremo mai.

OSPITI e COSE DETTE
ZAUM non ha ospiti né conduttori né studio. A stento trasparenze di volti, nuche, corpi. VOCI. Franco Battiato sceglie dice regala alcune parole e massime sapienziali.

GUY DEBORD declina le sue impassibilità appassionanti nelle nuovecchie Registrazioni Magnetiche

Alcune scritte e molte voci OFF, voci fuoricampo fuoricorpo fuoritutto da un film noir mai girato (da egh a carmelo bene).

Dal 15 marzo, al PAN, Storie di cinema e rock

Le mille sfaccettature del rapporto tra cinema e rock saranno declinate a partire da domani pomeriggio durante la rassegna cinematografica “Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop”, a cura di Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito.
Il ciclo di rock movies, programmato nell’ambito della manifestazione “Filmzone – Storia permanente del cinema” in corso di svolgimento nella rinnovata sala proiezioni del Pan – Palazzo delle arti di Napoli (via dei Mille, 60), si ricollega idealmente ai temi analizzati all’interno dell’omonimo volume curato da Del Pozzo ed Esposito e pubblicato l’anno scorso da Liguori.

La copertina di Rock Around the Screen
La copertina di Rock Around the Screen

Si parte alle ore 15 con “Walk the Line – Quando l’amore brucia l’anima”, diretto nel 2005 da James Mangold e interpretato da Joaquin Phoenix nei panni del “man in black” Johnny Cash (nella foto, qui sotto). Alle 17.15, i due curatori presenteranno la rassegna e poi daranno spazio ad altri due film: il beatlesiano “A Hard Day’s Night – Tutti per uno” di Richard Lester (1964) e, alle 19, lo scoppiettante “I Love Radio Rock” di Richard Curtis (2009).

Dopo una settimana di pausa, la rassegna proseguirà per altri tre giovedì consecutivi, al ritmo di tre film ogni volta. Il 29 marzo, alle 15, si vedrà “Chuck Berry – Hail! Hail! Rock n’ Roll!” di Curtis Hanson (1987); alle 17, “Quasi famosi – Almost Famous” di Cameron Crowe (2000); alle 19, lo straordinario rockumentary con i Rolling Stones “Gimme Shelter” di Albert e David Maysles con Charlotte Zweryn (1970).

Poi, il 5 aprile, alle 15, toccherà a “Io non sono qui” di Todd Haynes (2007); alle 17.20, alla rock opera degli Who “Tommy” diretta da Ken Russell nel 1975; alle 19.10, a “Pink Floyd – The Wall” di Alan Parker (1982). Infine, giovedì 12 aprile, alle 15, sarà proiettato “Joe Strummer – Il futuro non è scritto” di Julien Temple (2007); alle 17, “It Might Get Loud” di Davis Guggenheim (2008); alle 19, lo springsteeniano “Wings for Wheels: The Making of Born to Run” di Thom Zimny (2005).

Tutti i film saranno proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano. L’ingresso è gratuito.

“Filmzone – Storia permanente del cinema” è curata dalla Mediateca Santa Sofia del Comune di Napoli, dalla Scuola di cinema Pigrecoemme e da Marcello Sannino.

Valerio Caprara presenta “L’inquilino del terzo piano” al PAN

Valerio Caprara
Valerio Caprara

Nell’ambito della rassegna Storia permanente del cinema, al PAN, per il ciclo “L’ospite inatteso” a cura della Scuola di cinema Pigrecoemme di Napoli, mercoledì 14 marzo 2012 alle ore 17,00 il critico cinematografico e presidente della Film Commission Regione Campania Valerio Caprara presenta il capolavoro di Roman Polanski, “L’inquilino del terzo piano”.La proiezione, a ingresso gratuito, si terrà nella rinnovata FilmZone del Palazzo delle arti di Napoli di via dei Mille 60.

La rassegna continuerà poi giovedì 15 marzo con il ciclo “Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop”, a cura di Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito, che indagheranno i rapporti tra settima arte e rock.
Tre i film in programma: alle 15,00 Walk the Line – Quando l’amore brucia l’anima di James Mangold; alle 17,15, il film di Richard Lester coi Beatles, A Hard Day’s Night – Tutti per uno e alle ore 19,00 il recente I Love Radio Rock di Richard Curtis.
Ogni pellicola, sempre ad ingresso gratuito, sarà introdotta dai curatori.

L'inquilino del terzo piano
L'inquilino del terzo piano

La scheda del film
L’inquilino del terzo piano (Roman Polanski, Francia, 1976) 126’
Topor, nel romanzo Le locataire chimerique – che Polanski dodici anni dopo trasformerà in uno dei suoi film più complessi – soffocava, in quel lontano 1964, certe ingenuità surrealiste del Movimento Panico (che pure l’autore franco-polacco aveva contribuito a creare) in un’angosciosa messinscena dove la dicotomia tra essere e apparire si frantumava sul selciato di un’inevitabile follia.
La casa, il corpo; io, l’altro: opposti dove la doppia accezione del termine ospite (chi accoglie e chi è accolto) segna, nel film di Polanski, il sistema per narrare l’ambiguità identitaria del protagonista, stretto tra la condizione aliena dello straniero e l’alienazione mentale, fino a discendere negli inferi di un everyman che nella transgenia, quale fluttuante ipotesi ontologica nel mondo postmoderno, trova l’unico, tragico destino possibile. (Corrado Morra)