Blaxploitation 2 – Lost Pieces

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Sono trascorsi 5 anni dalla prima playlist sulla blaxploitation (probabilmente in rete una tra le cose più complete in italiano sull’argomento) e i tempi sembravano maturi per un’appendice. Nel frattempo Moonlight ha vinto un Oscar come miglior film, come Spike Lee per la sceneggiatura di BlackKklansman (nella quale non manca di stigmatizzare proprio il filone/genere di cui parliamo) e Jordan Peele per quella di Scappa – Get Out. Ma non c’è ruffianeria nella scelta di redigere il primo sequel della storia (breve) del blog di Pigrecoemme, né maldestro tentativo di accodarsi al Black Lives Matter. Chi scrive è stato molto critico sia nei confronti di Moonlight sia di Black Panther. Anzi, proprio quest’ultimo ha suffragato l’idea che dalla blaxploitation non si sia mai venuti fuori solo che ora la si fa coi soldi della Disney. Perché è di quello che si tratta, se anche Anthony Mackie (che nel MCU interpreta Falcon) ha dichiarato: “Mi dà fastidio aver interpretato sette film Marvel in cui ogni produttore, ogni regista, ogni stuntman, ogni costumista, ogni singola persona sul set era bianca. Ma poi hanno fatto Black Panther con un regista nero, un produttore nero, una costumista nera, un coreografo degli stunt nero. Questo fatto è più razzista di ogni altra cosa perché trasmetti l’idea che puoi ingaggiare persone nere solo per un film su neri. Stai dicendo che non sono abbastanza bravi quando hai un cast per lo più bianco?”. La blaxploitation di cui parliamo noi è quella classica, quella seventies, e ci siamo sforzati di recuperare titoli trascurati nella prima playlist e perle indiscutibili. Buona lettura.

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L’Heist Movie all’italiana in 10 film

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L’heist movie (noto anche come caper movie con un’origine da un etimo latino che lascia piuttosto perplessi) è un sottofilone del thriller incentrato sul “colpo grosso”. Ovviamente i titoli più importanti arrivano da oltreoceano: Ocean’s Eleven, Il genio della rapina, La pietra che scotta e più di recente Inside Man. Tuttavia negli anni ’50 il film di maggior successo appartenente al sottofilone fu Rififi di Jules Dassin di cui I soliti ignoti doveva rappresentare la parodia, finendo, data la bravura degli sceneggiatori, col diventare a sua volta un prototipo ricalcato e rifatto. In Italia il “colpo grosso”, grazie all’originale monicelliano, si incrociò spesso con la commedia all’italiana: basti pensare a Operazione San Gennaro di Dino Risi o a Il furto è l’anima del commercio? di Bruno Corbucci entrambi ambientati a Napoli (come Colpo grosso alla napoletana, produzione americana di Ken Annakin che, comunque, si inseriva nella scia del successo di Risi). Ma grazie a Marco Vicario e al suo Sette uomini d’oro, l’heist movie all’italiana trovò anche una sua fisionomia internazionale tanto che se ne può tranquillamente tracciare una playlist perché di titoli non ne mancano. Di recente, Vincenzo Alfieri ha cercato di dare nuova linfa al filone con il suo Gli uomini d’oro (ma tu guarda!), ispirandosi a un fatto di cronaca che già era alla base di Qui non è il Paradiso di Gianluca Maria Tavarelli, ma forse quell’atmosfera scanzonata e ironica di gran parte delle pellicole appartenenti al filone ce l’ha la trilogia di Sidney Sibilia Smetto quando voglio, sebbene declini in maniera diversa il “colpo grosso“. Noi cercheremo di concentrarci sul periodo più prolifico della variante nostrana dell’heist movie: dalla metà degli anni ’60 alla prima metà dei ’70.

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Due nuovi seminari online di critica cinematografica in partenza

due seminari online
due seminari online

Spronati dall’imprevedibile successo dei nostri corsi di critica online (poche cose ci hanno dato soddisfazione come i commenti al corso che hanno scritto su Facebook i nostri corsisti) abbiamo organizzato due nuovi seminari monografici brevi (quattro lezioni per ciascun seminario) studiati sia per chi ha già seguito il nostro corso “generale” di analisi e critica del film, sia per coloro che vogliano approfondire gli argomenti specificamente proposti nei due cicli di lezioni.

Made in Britain: il cinema britannico degli anni Ottanta

Il primo dei due seminari, in partenza il 17 luglio, sarà condotto da Vincenzo Esposito, e sarà dedicato al cinema britannico degli anni ’80, quello che, durante l’epoca Thatcher, costituì a detta di molti una vera e propria British Renaissance.

Potete leggere il programma completo del seminario “Made in Britain” qui.

La strategia del terrore: il cinema horror dopo l’11 settembre

Il secondo seminario, in partenza il 28 luglio e condotto da Rosario Gallone, si occuperà di come abbiano preso forma nel cinema horror, da sempre quello forse più in grado di analizzare allegoricamente i conflitti umani e sociali, le nuove angosce nate dopo i fatidici attentati dell’11 settembre 2001.

Potete leggere il programma completo del seminario “La strategia del terrore” qui.

Come si svolgono i seminari online?

I nostri corsi online si svolgono tramite il programma di videoconferenza Zoom, che è di facile utilizzo e consente un’ottima interazione tra i partecipanti alle lezioni. Non si tratta quindi di corsi preregistrati, ma di vere e proprie classi virtuali.

Come ci si iscrive?

La quota di partecipazione a ciascuno dei due seminari è di € 50, ma se ci si iscrive contemporaneamente a entrambi si ha diritto a uno sconto di € 25 sul totale. Iscrivendosi contemporaneamente ai due seminari, insomma, la quota di partecipazione è di soli € 75.

Per iscriversi si possono usare i tasti Paypal che consentono di pagare anche tramite carta di credito, oppure si possono chiedere i dati per effettuare un bonifico contattandoci.

Dopo aver effettuato l’iscrizione si riceveranno via email le istruzioni per collegarsi al seminario (un meeting ID e una password).

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Corso online di critica cinematografica dal 20 giugno 2020

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Il 29 giugno riparte il corso online di critica cinematografica, che è stato, forse anche per noi, l’appuntamento più sorprendentemente di successo di questo strano periodo. Certo, da un po’ di anni percepivamo un rinato interesse intorno all’analisi del linguaggio cinematografico, ma non avremmo mai immaginato la partecipazione di oltre 50 persone a due corsi e un seminario su Lanthimos in svolgimento in questi giorni.

Il corso che partirà il 29 giugno e che prevede una quota di iscrizione di € 100, dopo quelli dedicati alla New Hollywood e a Billy Wilder, sarà dedicato al Free Cinema. Il programma completo delle lezioni è qui.

Come ho fatto le scorse volte, anche questa cercherò di introdurre l’argomento con una diretta sulla pagina Facebook di Pigrecoemme, aperta a tutti, venerdì 19 giugno a mezzogiorno. E ovviamente la si potrà seguire anche dopo, se non si può in diretta.

Vi aspetto.

Questo non è Sherlock Holmes – Vita privata di Sherlock Holmes analizzato da Pasquale Cadoni

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Questa non è una pipa, o meglio non è la pipa di Sherlock Holmes, perché questo non è Sherlock Holmes.

La classica dinamica wilderiana che si gioca nell’oscillazione tra apparenza e inganno raggiunge il parossismo in questo Sherlock Holmes, non a caso apocrifo (la sceneggiatura, infatti, è originale e non ispirata a un’opera di Conan Doyle). Qui, il Tradimento delle immagini di Magritte rimbomba nell’universo filmico, assumendo una dimensione ancora più intensa e configurandosi come un tradimento degli oggetti.

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Essenza e apparenza in Adolescenza torbida e Frutto proibito: un’analisi di Ingrid Vaccino

Ray Milland and Ginger Rogers in Frutto proibito

L’idea di accostare due opere come Adolescenza torbida e Frutto proibito, apparentemente così distanti tra loro, nasce dalla riflessione per cui se riduciamo le trame dei film a quelle che potremmo definire come “unità minime” allora notiamo che si possono ascrivere alla stessa categoria nonostante appartengano a due generi distinti. L’unità minima nei due casi sopra citati potrebbe ricondursi alla frase “menzogna di una ragazza che sconvolge la vita di alcuni personaggi a lei legati da un incontro casuale” tenendo presente che in entrambi i film la tematica di fondo va messa in relazione con la contrapposizione tra l’essenza e l’apparenza quando con essenza intendiamo l’identità più profonda della persona e con apparenza invece il mostrarsi per ciò che non si è mascherando attraverso un velo la vera sostanza. Quest’ultimo aspetto – a tratti carnevalesco – è il punto di partenza dal quale prendono vita le vicende narrate nella commedia di Wilder e nel melodramma di Buñuel che, sebbene con motivazioni e uno sviluppo differente, lasciano spazio comunque a molti aspetti in comune.

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