Con Ettore Scola, probabilmente, è scomparso l’ultimo testimone di un’epoca irripetibile della storia del cinema italiano. Testimone oculare e praticante, in quanto di quella storia e di quell’epoca irripetibile Scola è stato uno degli artefici. Dalla redazione del Marcovaldo (quella in cui si sono formati tutti i migliori sceneggiatori ed autori del cinema italiano, anche Fellini come ben raccontato, in prima persona, da Scola stesso nella sua ultima regia, Che strano chiamarsi Federico!) al cinema (passando dalla radio nella quale il buon Ettore fu autore, tra gli altri, del Sordi di Rosso e nero, Oplà e Vi parla Alberto Sordi, trasmissioni in cui nacquero i personaggi del Conte Claro e di Mario Pio) dapprima come sceneggiatore insieme con Ruggero Maccari e poi come regista, Scola ha innovato, influenzato, fortemente impresso il suo marchio nella commedia all’italiana oggi più ricordata e citata. Lo ricordiamo con la solita playlist di 10 film, tra sceneggiature epocali e regie. Buona lettura.
1 – Un americano a Roma di Steno
Nato da Un giorno in pretura, cui Scola non collaborò, il personaggio di Nando Mericoni è forse quello maggiormente riconosciuto e riconoscibile della commedia all’italiana farsesca, ma precisissima nel cogliere vizi e tic di una società inebriata dal benessere postbellico, prima della sua svolta seriosa. “Gli Americani so’ forti” e “Maccarone, m’hai provocato?…” sono state e restano anche oggi, a sessant’anni di distanza, espressioni quasi proverbiali.
https://www.youtube.com/watch?v=aVi55nTnU4U
2 – Il sorpasso di Dino Risi
La collaborazione con Dino Risi raggiunge il suo punto più alto perché, a differenza del precedente Il mattatore e dei successivi, più farseschi, La marcia su Roma e I mostri, è l’opera seminale della commedia all’italiana come la conosciamo (c’è il precedente di I soliti ignoti il cui intreccio si dipana a partire da una tragica morte, ma qui si osa anche di più), un genere che sa mescolare la commedia e la tragedia. Quel finale lì, ancora oggi, è un pugno nello stomaco.
3 – Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli
La collaborazione con Pietrangeli, invece, più longeva e fertile di quella con Risi, dopo titoli significativi quali Lo scapolo, gli agrodolci Nata di marzo, Adua e le compagne e La visita, il neofavolistico Fantasmi a Roma, approda al capolavoro di Pietrangeli e, forse, di un’intera cinematografia. Ritratto spietato della società dello spettacolo, insieme attuale e profetico, una galleria degli orrori e degli orribili difficilmente dimenticabile di cui, forse, La terrazza è un crepuscolare sequel e che andrebbe visto e rivisto come antidoto all’indulgenza che pervade La grande bellezza.
4 – Se permettete parliamo di donne di Ettore Scola
L’esordio alla regia avviene con un progetto sicuro: il film a episodi (formula collaudata, come sceneggiatore,oltre che in I mostri, anche in I cuori infranti, L’amore difficile e Alta infedeltà) con un mattatore come Gassman a far da garante. Gran successo di pubblico (tanto da avere una sorta di sequel/controcanto firmato da Lina Wertmuller, Questa volta parliamo di uomini), ma non di critica.
https://www.youtube.com/watch?v=v_7_EPdj23w
5 – Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?
Al secondo film da regista, Scola fa il botto (due miliardi d incasso con il biglietto a cinquecento lire) e già fa capire di quali ibridazioni sia capace il suo genio (si ispira a Cuore di tenebra di Conrad e a Topolino e il Pippotarzan pubblicato su Topolino a firma Romano Scarpa). Non si sente ancora maturo per il dramedy (che in pratica ha inventato lui, piaccia o meno agli Americani) e la butta in caciara, ma il ritratto dell’Italiano all’estero fa impallidire tutti gli Zalone che volete.
6 – Il commissario Pepe
Probabilmente il suo primo capolavoro. Non una commedia, ma un giallo di provincia, quasi simenoniano, dei cui meccanismi Scola si serve per disvelare la realtà dietro il perbenismo religioso ed il boom economico, una meschinità che azzera la lotta di classe in quanto coinvolge tutti, ricchi e poveracci, in questo avvicinandosi, nei temi più che nei toni, a Signore e signori di Pietro Germi. Il protagonista sceglie di non scegliere, ma prima di qualsiasi giudizio morale, ci chiama in corresponsabilità. Attualissimo e sottovalutato.
https://www.youtube.com/watch?v=0BAQCnFjFhg
7 – Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca
Adelaide parla come i personaggi dei fotoromanzi che divora da lettrice e Oreste con le parole delle canzonette. La cultura di massa ha già uniformato il popolo e la politica (Oreste è un militante del PCI) ne esce sconfitta. Ormai Scola ha raggiunto la maturità registica che gli consente di essere divertente, tragico e metalinguistico (accompagnando, quindi, le tematiche forti ad una profonda analisi dei linguaggi dominanti) nello stesso tempo.
https://www.youtube.com/watch?v=JYtWEdlkQDE
8 – C’eravamo tanto amati
Il nostro Come eravamo, ma essendo italiano, tutt’altro che sentimentale, molto cinico, realistico e disilluso. Abile nell’intrecciare Storia e storie (Fellini che gira La dolce vita, Nicola che partecipa a Lascia o raddoppia?) e nell’innovare linguisticamente (l’incipit ed il titolo reiterato, il fermo immagine sul tuffo di Gianni Perego ed il flashback che viene annunciato in macchina da Nicola/Satta Flores, l’alternanza colore/bianco e nero, in anticipo su Heimat). Irrinunciabile per chi voglia saperne di più della commedia all’italiana e del cinema in generale.
9 – Brutti, sporchi e cattivi
“(…) In questo notevole film, l’insistenza sui particolari fisici laidi e ripugnanti potrebbe addirittura far parlare di un nuovo estetismo in accordo coi tempi, che viene ad aggiungersi ai tanti già defunti: quello del «brutto», dello «sporco» e del «cattivo». Comunque siamo in un clima piuttosto di contemplazione apatica che di intervento drammatico” (Alberto Moravia, L’Espresso 10/11/1975). Scola ormai da tempo ha raggiunto un equilibrio formidabile tra scrittura e sapienza registica, i suoi movimenti di macchina sono virtuosi e mai gratuiti (si pensi alla panoramica a 360° ripetuta dell’incipit), ma con questo lavoro arriva la consacrazione internazionale e la Palma d’Oro a Cannes per la regia. Sgradevole quasi quanto Salò, spietato, cinico, pessimista, usa la baraccopoli alla periferia di Roma come metafora metonimica di una società allo sfascio, in cui l’homo homini lupus è l’unica legge (della giungla) rispettata.
10 – Una giornata particolare
«Io non credo che l’inquilino del sesto piano sia antifascista. Se mai il fascismo è anti-inquilino del sesto piano». Basterebbe questa battuta, pronunciata dal Gabriele interpretato da Marcello Mastroianni, a rendere conto della maestrìa con la quale Scola e Maccari (qui con l’apporto di Maurizio Costanzo) scrivevano. A questi si aggiunge il coraggio e la regia tutt’altro che detonativa di Scola come nell’iniziale, complessissimo pianosequenza dall’androne del palazzo all’interno della casa di Antonietta. Ricevette il Globo d’oro ed il Premio César come miglior film straniero.
P.S. A Ettore Scola una playlist di 10 titoli sta decisamente stretta perché sono rimasti fuori La terrazza, La famiglia, l’on the road su carrozza Il mondo nuovo, lo sperimentale (privo di battute e tutto ambientato in una sala da ballo in diverse epoche) Ballando, ballando (candidato all’Oscar come film straniero, ma per l’Algeria) ed il migliore dei tre girati con Troisi, Che ora è.