La politica culturale a Napoli e in Campania. Quali prospettive per la didattica e la piccola produzione?

Quella che segue è la lettera sulla politica culturale a Napoli e in Campania scritta dal presidente di Pigrecoemme, Corardo Morra e pubblicata sabato 11 settembre su La Repubblica di Napoli.

Lo scorso 5 settembre, su queste pagine, Antonella Di Nocera, direttrice dell’Arci Movie, ha ripreso la discussione sulle politiche e sul finanziamento della cultura in Campania. Tra le tante cose, si chiedeva perché nel nostro territorio non esista una scuola pubblica per il cinema e il teatro.

Sono più di dieci anni che, senza aiuti pubblici, la Scuola di Cinema Pigrecoemme organizza corsi che raccolgono l’attenzione di centinaia di studenti dall’Italia e dall’estero, i quali hanno scelto la nostra scuola e la nostra città come punto di partenza per la loro formazione culturale e professionale nel cinema. Non è un caso, perché il – seppur controverso – “Rinascimento napoletano” si era fondato, oltre che sul rifiorire delle arti visive e del teatro, anche sul cinema. Così, stimolati dagli amministratori degli ultimi tre lustri, imprenditori culturali come noi hanno investito denaro e passione nella didattica e nella produzione audiovisiva indipendente, in attesa che il Pubblico desse solidità al settore tramite la realizzazione di progetti indicati come urgenti, ma non concretizzati.

Una Film commission efficiente non compensa la mancata nascita, prima data per imminente, dei cosiddetti studios di Bagnoli, una piccola Cinecittà il cui miraggio ha indotto molti a lavorare nella didattica e nella produzione audiovisiva, in delusa attesa di un indotto stabile.

Siamo d’accordo con l’assessore regionale alla Promozione culturale, Caterina Miraglia, quando dichiara che «La Regione non è solo una banca che eroga fondi. Ha un ruolo di programmazione e obiettivi da raggiungere». Eppure, in Italia, come all’estero, la migliore politica culturale si fonda su una fruttuosa collaborazione tra pubblico e privato. In tal senso dovrebbe essere naturale che chi è sul mercato da anni con risultati importanti, possa ambire ad essere il naturale interlocutore degli Enti pubblici. Pena: costosissimi fallimenti come la Scuola del Documentario di Bagnoli. È questo principio che, ad esempio, ha portato Milano a rendere pubblici importanti centri di formazione privati, dando vita alle Scuole Civiche: una realtà di successo gestita dal Comune attraverso una fondazione.

Prima di ogni altra discussione, quindi, perché non immaginiamo noi operatori del settore della didattica e della promozione culturale di promuove un tavolo per la costituzione di un soggetto unico con cui interloquire con la Regione proprio sull’obiettivo comune di far nascere una scuola pubblica di cinema e teatro a Napoli?

Probabilmente il Forum delle Culture rischia di essere un’ultima possibilità. Se non cogliamo questa opportunità, parafrasando Einstein, ci pare di poter dire che, seppure non possiamo sapere con che cosa saranno mai redatti i prossimi programmi di intervento culturale della Regione, siamo certi di poter prevenire in che modo saranno vergati quelli appena più in là. Con la clava.

Corrado Morra
Scuola di cinema Pigrecoemme

0 commenti su “La politica culturale a Napoli e in Campania. Quali prospettive per la didattica e la piccola produzione?”

Commenta questo post

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.