Scherzetto o scherzetto? 10 commedie horror per un Halloween alternativo!

10 film per halloween

Si può morire dal ridere o morire di paura. Ed è possibile anche fare le due cose insieme. Gli horror comici non sono una conquista del postmoderno. La parodia di generi di successo è sempre stata pratica diffusa, atta a sfruttarne e perpetuarne la fama, ma quella horror ha sempre funzionato meglio. Perché l’horror è già di per sé divertente, un genere che tende ad esorcizzare la o le paure attraverso un sospiro di sollievo (che può essere anche sorriso) scaturito dal fatto che il pericolo è corso solo dai personaggi e non dallo spettatore. E, poi, la verità è che ben presto si è scoperto che i veri mostri siamo noi (non è forse questo l’assunto delle strisce di Charles Addams sulla famiglia sua omonima e delle successive trasposizioni televisive e cinematografiche, live action e animate? e Monsters & Co.? o la saga di Halloweentown di Disney Channel?). L’horror comico, in più, è, come tutte le parodie, un metagenere che ride delle convenzioni e dei cliché. Nella selezione dei consueti 10 titoli delle nostre playlist, abbiamo deciso di intraprendere un excursus storico sull’horror comico. Alcuni sono imprescindibili, altri magari vi faranno storcere la bocca. Ognuno di voi, sicuramente, ne avrebbe inserito uno al posto di un altro qui presente. Parliamone…

1 – Il cervello di Frankenstein di Charles Barton

Scritturati dalla Universal nel 1940, Abbott & Costello (in Italia Gianni Pinotto), a partire dal 1948, diventarono protagonisti di una serie di crossover coi celebri, più di loro, mostri della major. Dopo Il cervello di Frankenstein, che è il primo, sarebbero venuti Bud Abbott Lou Costello Meet the Killer Boris Karloff (Gianni e Pinotto contro l’assassino misterioso), Gianni e Pinotto contro l’uomo invisibile (che, invero, “appare” anche nell’epilogo di Il cervello di Frankenstein con la voce di Vincent Price), Gianni e Pinotto contro il dottor JeckyllIl mistero della Piramide (Abbott & Costello Meet The Mummy). Il cervello di Frankenstein è considerato il loro miglior film, probabilmente perché l’equilibrio tra horror e commedia è perfetto, nonostante l’umorismo dei due risulti oggi un po’ datato. Per niente datati sono, però, Bela Lugosi nei panni di DraculaLon Chaney jr. in quelli dell’Uomo Lupo (e, dopo un incidente occorso all’interprete Glenn Strange, anche in quelli del mostro di Frankenstein). Piuttosto inopinatamente, nel 2001 è stato incluso nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, tra i film culturalmente significativi, mentre l’American Film Insititute lo ha addirittura inserito nell’elenco delle cento migliori commedie di sempre, al cinquantaseiesimo posto.

2 – Il clan del terrore di Jacques Tourneur

Nella più classica delle modalità produttive della AIP di Corman/Arkoff, due film con il cast e le scenografie di uno. A I maghi del terrore che diresse lo stesso Corman su una sceneggiatura di Richard Matheson, da The Raven di E.A. Poe, seguì questo Il clan del terrore (il titolo originale, The Comedy of Terrors esplicita la natura di commedia del prodotto) anch’esso scritto da Matheson (ma da un suo soggetto originale) ed interpretato dallo stesso cast di vecchie glorie disponibilissime a prendersi in giro, Vincent PricePeter LorreBoris Karloff. cui si aggiunse addirittura Basil Rathbone. Alla regia non più il produttore, ma uno che aveva fatto la storia del genere, Jacques Tourneur (Il bacio della pantera, La notte del demonio), ad esser sinceri quello che, più di ogni altro, probabilmente soffrì il cambio di registro. Gradevolissimo ed imprescindibile se volete vedere signori attori al lavoro.

https://www.youtube.com/watch?v=YTLHctt-v40

 

3 – Frankenstein Junior di Mel Brooks

La parodia, diversamente da quanto comunemente si pensi, non è la presa in giro di qualcosa. L’etimo d’origine vede in quella preposizione greca “parà” un duplice significato, di vicinanza e di distanza (significa sia “presso” sia “lontano da”). La parodia riuscita è, quindi, un atto d’amore che, tuttavia, in virtù della distanza dall’oggetto amato, può indicarne anche i difetti o gli aspetti ridicoli. Frankenstein Junior, in realtà, è strumento esegetico sopraffino, grazie al quale, la natura ironica dei prototipi viene portata alla luce. Confrontate la scena del furto di cervello con quella del Frankenstein di James Whale o il rapporto tra il mostro e la moglie in La moglie di FrankensteinFrakenstein mostro e la bambina fanno ridere anche nell’originale (anche qui si tratta di La moglie di Frankenstein in cui Whale fu più libero di esprimere il suo spirito sardonico), mentre l’ispettore Kemp è del tutto uguale all’ispettore Krogh presente in Il figlio di Frankenstein di Rowland. V. Lee. Il genio di Mel Brooks ha fatto sì che Frankenstein Junior (per il quale, tra l’altro, vennero utilizzate scenografie d’antan, da film classici quali Prigionieri del passato La signora Miniver, nonché l’apporto di Ken Strickfanden, scenografo ottantenne dei Frankenstein della Universal) entrasse, autonomamente, nella storia, grazie a battute di culto, personaggi e gag.

4 – Reazione a catena di Mario Bava

Ad avercene ancora di geni come Mario Bava, in grado di parodiare un genere, lo slasher, che non esisteva ancora (la rivista Amarcord, negli anni ’90, scriveva «È ormai assodato che la serie Venerdì 13 non sarebbe sicuramente mai esistita senza il prototipo baviano» mentre Alberto Pezzotta, nel suo imprescindibile Castoro sul regista, sostiene «Gli slasher tipo Venerdì 13 sembrano averlo copiato spudoratamente, senza per altro aver capito l’essenziale: che Bava non rispetta alcuna regola. E non solo è più colto e più ironico dei suoi presunti epigoni, ma anche molto più cattivo»). In realtà, lo sviluppo dell’intreccio e della carneficina è tutt’altro che divertente, ma quel colpo di scena finale, sberleffo sardonico ed immorale, strappa una risata fragorosa ed un applauso a scena aperta.

5 – Il ritorno dei morti viventi di Dan O’ Bannon

Dato lo slogan di lancio, «Sono tornati…sono affamati…e NON sono vegetariani», dovrebbe essere il film di punta di questo Halloween. Divertente omaggio alla saga di Romero, diretta dallo sceneggiatore dell’esordio di CarpenterDark Star, e del fondativo AlienDan O’ Bannon, segna diversi punti a suo favore: è la prima zom-com (ci sarebbe il nostrano Io zombo, tu zombi, lei zomba, ma noi non siamo bravi nei neologismi cinefili) ufficiale (poi ci saranno L’alba dei morti dementiZombieland, il cubano Juan of the Dead) ed i morti viventi sono iperdinamici (ci sarebbe Incubo sulla città contaminata di Umberto Lenzi, ma quelli, a onor del vero, sono, come si ricava dal titolo, contaminati). Ha avuto 4 sequel, nessuno realmente degno di nota, nonostante il terzo sia diretto da Brian Yuzna.

6 – Splatters – Gli schizzacervelli di Peter Jackson

Ci piaceva Peter Jackson. E, dopo la ormai pluridecennale carriera di inappuntabile (ma poco sorprendente) professionista, rimpiangiamo l’iconoclasta regista degli inizi. Quello che, con la sua trilogia d’esordio, si prendeva gioco dei generi (la fantascienza in Bad Taste, i Muppets in Meet the Feebles e l’horror in questo Braindead) senza alcun freno inibitore, spingendo sul pedale dell’eccesso e del cattivo gusto quasi come un John Waters del continente oceanico. Che ci fosse di più, dietro, però, cominciò ad esser chiaro proprio da Splatters (che vi consigliamo di vedere in lingua originale perché il doppiaggio italiano è risibile, fatta eccezione per la battuta del prete-karateka, “Qui ci vuole il ninja di Dio!“, che traduce il meno iconico “I kick ass for the lord“) dove, tra il faceto ed il faceto, Jackson parla anche di razzismo e fanatismo religioso e dimostra un’attenzione inconsueta per la ricostruzione di un’epoca, cosa che avrebbe confermato nel suo film successivo, col quale cambiò definitivamente registro (e vinse immediatamente il Leone d’Argento al Festival di Venezia), Creature del cielo.

7 – La sposa di Chucky di Ronny Yu

Si tratta del quarto capitolo della saga Child’s Play (Bambola assassina, in Italia), inaugurata da Tom Holland (che, nell’ambito delle commedie horror, ci ha regalato Ammazzavampiri, l’originale) nel 1988. Dopo due stanchi sequel, ecco arrivare nuova linfa e nuove idee sia dallo sceneggiatore Don Mancini (creatore di Chucky) sia dal regista Ronny Yu, al suo esordio americano, meno deludente di quelli di suoi illustri colleghi from Honk Kong (Ringo Lam, Tsui Hark). Il colpo di genio è stato quello di affiancare al già inquietante bambolotto una dark (dol)lady sua pari, quale Tiffany, la qual cosa fa del film quasi la versione “Mattel” di Natural Born Killers.
Una battuta è da antologia: durante un amplesso, Tiffany/bambola chiede a Chucky se ha messo il preservativo, “Vuoi dire quel coso di plastica?– risponde Chuckyma, baby, io sono di plastica“.

8- Hot Fuzz di Edgar Wright

Apparentemente, il secondo capitolo della Trilogia del cornetto, opera della squadra formata da Edgar Wright alla regia ed alla sceneggiatura e Simon Pegg alla sceneggiatura e davanti alla m.d.p, in compagnia di Nick Frost (dopo L’alba dei morti dementi e prima di La fine del mondo), ha come bersaglio i blockbuster d’azione a stelle e strisce (Point Break e Bad Boys II vengono esplicitamente citati e visti nel film) che i due protagonisti mostrano di conoscere a menadito. Poi, però, sul finire c’è una virata che porta il film in un’altra direzione: quella dell’horror rurale alla The Wicker Man. Quindi è in questa lista a ragion veduta.

9 – Severance – Tagli al personale di Christopher Smith

Un nuovo unheimlich, ad un certo punto, sembrò aggirarsi nell’immaginario occidentale: l’Oriente. Non l’Estremo, sviscerato dai j-horror e banalizzato dall’ondata di remake hollywoodiani, ma quello europeo. Dopo Hostel I e II, Them (non dimenticando che il prequel Hannibal Lecter – Le radici del male attribuiva al noto personaggio di Il silenzio degli innocenti origini lituane), nel 2006 approdò in sala Severance – Tagli al personale, ambientato nell’inquietante paesaggio ungherese e tanto più sorprendente in quanto diretto dal Christopher Smith responsabile dell’inguardabile remake apocrifo di Non prendete quel metrò, ovvero Creep – Il chirurgoSeverance è un divertente ed intelligente (a partire dal titolo: severance significa sia disgiunzione che licenziamento con evidente riferimento politico allo smembramento di un corpo sociale sempre più taglieggiato dal precariato lavorativo) horror nel quale momenti decisamente cruenti (dilaniamento di un polpaccio in una tagliola, decapitazione di un malcapitato) si stemperano con gag impagabili (il tentativo di inserire il polpaccio nel frigobar del pullman, la soggettiva della testa rotolante seguita dallo  sguardo compiaciuto del malcapitato decollato).Humour nero di matrice anglosassone da troppo tempo latitante e da quel momento rinvigorito, come dimostra il recente London Zombies.

https://www.youtube.com/watch?v=OQ4e1558QY0

10 – What we do in the Shadows di Jemaine Clement, Taika Waititi

Jemaine Clement arriva dall’esperienza di Flight of the Conchords, serie HBO, di cui è protagonista il duo musicale neozelandese eponimo, realmente esistente e formato, oltre che da Jemaine, da Bret McKenzie. Quel tipo di umorismo, tra il surreale e lo spoof, si trasferisce in questo ironico omaggio alla mitologia vampiresca (sulla quale ricordiamo titoli parodistici più datati quali Per favore, non mordermi sul collo di Roman Polanski, Tempi duri per i vampiri di Steno Fracchia contro Dracula di Neri Parenti) che, se per la trovata mockumentary è debitore del belga Vampires, si sviluppa, tuttavia, in modo decisamente più originale e divertente con diverse gag impagabili tra cui la difficoltà dei tre vampiri di frequentare locali notturni perché i buttafuori non li invitano ad entrare

 

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