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A
Beautiful Mind (Usa 2001) di
Ron Howard con Russel Crowe, Jennifer Connely, Ed Harris, Adam Goldberg,
Christopher Plummer
Nel raccontare la storia del celebre matematico premio Nobel John Nash,
Ron Howard e il suo sceneggiatore, il richiestissimo Akiva Goldman,
hanno privilegiato gli aspetti edificanti e politically correct della
sua travagliata vicenda umana. La cadenze del biopic apologetico,
con pistolotti tipo amor vicit omnia e inviti all'osare di più,
subiscono accelerazioni da thriller spionistico nella parte centrale.
Ma la pesantezza delle metafore visuali e la convenzionalità di
certe figure fanno procedere il racconto con qualche lungaggine di troppo.
La parte finale, pericolosamente oscillante tra colpi di scena e passaggi
obbligati, cade francamente nel patetico.
Il trick narrativo, poi, che sorregge l'impianto a suspense del
récit non salva il film da cadute pareneticamente didascaliche,
da soluzioni figurative decisamente derivative e da pesanti errori registici
per eccesso asseverativo (sarebbero servite ben altre ambiguità).
Crowe disegna con diligenza un personaggio problematico ma con
ben poche sfumature. La sua interpretazione è riuscita anche se
mai veramente emozionante. La confezione è da film acchiappa Oscar,
ossia levigata, accattivante, vistosamente professionale; in breve innocua
e tendente al televisivo. La regia di Howard anche nei momenti
migliori è poco più che corretta. L'altrove talentuoso Roger
Deakins si adegua alla medietà dell'insieme, mentre James
Horner stornella melodie accattivanti per un pubblico di bocca buona.
Fra i comprimari spiccano Ed Harris, condannato ad interpretare
il villain losco e mellifluo e Jennifer Connely, splendida
mogliettina presa dal solito momento di sconforto ma impavida nel sostenere
fino alla fine il ruolo di amorosa consorte del genio matematico col caratteraccio.
Oscar nelle categorie miglior film, miglior regia, miglior attrice
non protagonista (Jennifer Connelly), migliore sceneggiatura non
originale.
(Marco Rambaldi)
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