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Un
viaggio chiamato amore (Italia
2002) di Michele Placido con Stefano Accorsi, Laura Morante, Alessandro
Haber, Galatea Renzi
"Caro
amore,
mi accetti o no come tuo modesto compagno per sempre? [...]
Sono stanco di quassù e di tutto quello che non è te
Io non voglio vivere se non per te. Se accetti bene.
Se non ci vedremo una volta e poi addio.
Fai i tuoi calcoli tenendo conto anche del tuo cuore [...]
Amore mio rispondi anzi vieni. Se vuoi vedere i tuoi amici ti accompagno.
Ormai ti amo interamente con la tua vita.
Per sempre
tuo Dino"
Del tutto atipica e solitaria
fu l'esperienza di Dino Campana, inauguratore della nuova lirica
novecentesca, disperata incarnazione (forse unica in Italia) di
poeta maledetto. Già nell'adolescenza fu preda di violenti turbamenti
psichici, compì vari viaggi e vagabondaggi in Italia ed
all'estero. Nel 1916 ebbe una drammatica relazione amorosa con Sibilla
Aleramo. Morì nel 1932 nel manicomio di CastelPulci,
presso Firenze, dove era stato internato nel 1918. Dalla sua poesia
emergono figure mitiche (la Chimera) come custodi del precario
equilibrio che accompagna lui per tutta la vita e Rina (il vero
nome della Aleramo) durante la loro relazione. Campana come
Orfeo, che col suo canto smuove massi ed incanta alberi, cerca
di liberare dagli Inferi la sua Euridice/Sibilla:
il tutto in un'atmosfera di sortilegio, di magia, in una storia d'amore
assoluto, unico, assurdo, buio, che pur cerca di carpire al caos un bagliore
di luce e speranza. Ed è quest'atmosfera che Placido ha
cercato di ricreare nel suo film, riuscendo, però, solo a regalarci
un melodrammone ben interpretato dai due protagonisti (Accorsi
premiato a Venezia e la Morante cui un premio spetterebbe
forse soltanto per la bellezza). L'intensità del carteggio tra
i due amanti, l' "avventuroso fuoco dionisiaco" in cui si inseguono,
restano un po' in disparte, così che il viaggio conduce quasi inevitabilmente
alla noia.
(Letizia
Gallone)
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