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I vestiti
nuovi dell'Imperatore (Gb 2001) di
Alan Taylor con Ian Holm, Iben Hjelje, Tim McInnerny
Che Alan Taylor non
fosse da liquidare come ennesima meteora del cinema indy, era facilmente
deducibile dalla compattezza narrativa del suo esordio (Palookaville,
1995). Ben sei anni dopo, ci conferma il suo talento dirigendo questo
ottimo film, tratto da un romanzo (The Death of Napoleon)
di Simon Leys. Un intreccio, innescato da un escamotage antico
(lo scambio di persona, sulla falsariga de Il principe ed il povero
di Mark Twain), si trasforma, strada facendo, in una parabola pirandelliana
(la megalomania del falso Napoleone richiama la pseudoinsania di
Enrico IV, mentre l'anonimato - coatto, ma, in fin dei conti, piacevole
- di quello vero, pare quasi la seconda possibilità di Mattia
Pascal) e sfiora, nel finale, l'incubo siegeliano (la sequenza
notturna nel manicomio popolato di ultracorpi decerebrati del Corso),
nel tentativo (riuscito) di illustrare la fallacia di una mitopoiesi (Napoleone,
in incognito, giunge a Waterloo dove approccia con un merchandising
ante litteram, addormentandosi, tra l'altro, su di un letto, sopra
il quale un'insegna, artatamente, lo indica come l'ultimo giaciglio del
condottiero prima della storica sconfitta; dopo la morte del sosia a Sant'Elena,
ne vengono pubblicate le memorie - false - "anche un po' piccanti",
si rallegra un libraio). Uberto Pasolini ribadisce il suo fiuto
di produttore di classe.
(Rosario
Gallone)
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