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L'uomo
del treno (Francia 2002) di
Patrice Leconte con Jean Rochefort, Johnny Halliday, Edith Scob, Jean-François
Stévenin
L'uso della
macchina digitale non significa che Leconte abbia rinunciato a
quel manierismo che pervade tutta la sua filmografia (in fondo il Dogma
è nato, forse suo malgrado, manierista). Ciò che fa la differenza,
nei suoi lavori riusciti, è lo script. Non a caso qui torna
Claude Klotz (con cui il regista ha lavorato per Il marito
della parrucchiera e l'inedito Félix et Lola),
autore di un copione perfetto ("ad una certa età tutto
diventa esercizio fisico: allacciarsi una scarpa, salire sul treno. I
vecchi fanno sempre ginnastica"). Certo, poi, averceli Rochefort
e Halliday che, prima di interpretarli, "sono" i loro
personaggi. Insomma, un'opera praticamente impeccabile e se qualcuno non
apprezza l'epilogo metempsicotico (le loro anime trasmigrano o
si riappropriano dei corpi precedentemente occupati e nei quali si sono
sentite sempre inadeguate?) ...beh! che Natale sul Nilo
lo colga!
(Rosario
Gallone)
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