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Synapse
(Usa 2000) di Peter Howitt con Ryan Phillippe, Claire Forlani, Tim
Robbins, Rachael Leigh Cook
La Gatesfobia approda
sul grande schermo. E' interessante vedere come l'America scenda in campo,
con tutti i mezzi possibili, contro i suoi figli degeneri, quando questi,
da motivo di orgoglio, si trasformano in Satana. L'antitrust,
lo smembramento della Microsoft ed ora questa pellicola scritta
da Howard Franklin (lo ricordiamo regista di Occhio indiscreto)
e diretta dall'inglese Peter Howitt, giunto ad Hollywood sull'onda
del successo di Sliding Doors, suo esordio dietro la macchina
da presa.
Forse nessuno si aspetterà l'inquisizione spagnola (come dicevano
i Monty Python), ma sicuramente tutti sono in grado di prevedere
gran parte dei colpi di scena di questo thriller informatico che
svela la vera natura di Howitt: diligente esecutore (non autore
kieslowskiano), pronto a prendere il suo posto tra gli anonimi
directors di altrettanto anonimi prodotti, discretamente spettacolari,
ma privi di particolari guizzi stilistici. La discussione che, poi, ne
può sortire, dopo la visione, è davvero ben poca cosa (nonostante
Franklin s'impegni ad infilarci un po' di tutto: dalla surrogazione
paterna all'amicizia tradita, fino a perle socioeconomiche quali "Il
mercato informatico è binario; o sei uno o sei zero, o sei vivo
o sei morto"). Incuriosisce l'ostinazione di Tim Robbins
nel sostenere i propri ideali democratici, interpretando (in una sorta
di psicodramma esorcistico) vilains che, di quegli ideali, sono
fieri e convinti avversari (vedi anche Bob Roberts ed il
più recente Arlington Road).
(R.G.)
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