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La
sposa cadavere (Usa
2005) di Tim Burton e Mike Johnson
Nella grigia società dell'Inghilterra vittoriana,
persa in calcoli di convenienza e superficiale rispetto delle convenzioni,
sboccia il vero amore, improvviso, inatteso fra due creature fragili
e poetiche. Non si tratta di un amore contrastato, al contrario. Victor e Victoria sono
costretti a sposarsi dalle loro famiglie che hanno congegnato il matrimonio
per puro calcolo di interesse. E allora? Dov'è il
problema? E' lì, nel fatto stesso che i due, inopinatamente, si
sono innamorati. Questo, e solo questo, è l'impedimento che fa
scattare la molla della narrazione tutta imperniata sulla figura scandalosamente
viva della sposa cadavere. Solo in conseguenza della sua improvvisa apparizione
i due promessi sposi, potranno alla fine coronare il loro amore, che,
pure, è scandalosamente vivo per la morta società vittoriana.
Lui è fuggito durante le prove del matrimonio e da solo nella
foresta ripete finalmente con passione la formula che non è riuscito
a pronunciare davanti al prete mantre infila ad un ramoscello rinsecchito
il cerchietto d'oro della fede. Ed ecco all'improvviso quel ramoscello
si rivela la mano scheletrica della sua nuova promessa sposa, il cadavere
di una donna emerso dalla nuda terra completo di verme ma equipaggiato
di due seni ancora freschi e pieni. Lei ora vuole a tutti i costi celebrare
quelle nozze che le furono negate quando già pronta nel suo abito
nunziale aveva perduto la vita. Ma non c'è cattiveria, nè complotto.
Lei rivendica Victor come suo legittimo sposo in nome del diritto che
le viene dal fatto di aver ricevuto l'anello. Tutto l'intreccio costituisce
l'occasione di un doppio viaggio: quello di lui nel colorato, musicale,
allegro, generoso, solidale, leale mondo dei morti e quello dei morti
nel triste, solitario, grigio, silenzioso mondo dei vivi. Il film, che
dal punto di vista narrativo, si regge su questo gioco di contrasti tra
la vita e la morte chiede comprensione e indulgenza per i vivi di ora
e tenerezza per i morti di poi. E' un' opera che parla con il cuore,
come possono testimoniare la cura, la pazienza e la dedizione con la
quale, nel corso di dieci anni di lavoro sono stati realizzati con la
tecnica della stop motion i personaggi che la animano magistralmente.
Tutto ciò, tuttavia, spiega, probabilmente, le reazioni contrastanti
che ha suscitato: di incondizionato apprezzamento, nella stragrande maggioranza
dei casi, ma anche di noia profonda e altrettanto incondizionata.
(Marina
De Rogatis) |
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