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Spirit
(Usa
2002) di Kelly Asbury e Lorna Cook
La battaglia
d'animazione tra Disney e Dreamworks ormai non strappa più
le prime pagine dei giornali (monopolizzate da grossi grassi matrimoni
greci celebrati a Natale sul nilo in camere segrete secondo la leggenda
di Al, John e Jack). Al di là di questa osservazione di carattere
socioestetico sull'evoluzione del gusto del pubblico (o involuzione? ho
visto file di genitori portare i figli a vedere il burinissimo panettone
di Boldi-De Sica), c'è da sottolineare, comunque, che la
società di Spielberg, Geffen, Katzenberg ha
sempre cercato nuove strade, a volte riuscendoci in pieno (Galline
in fuga, Shrek), a volte sacrificandol qualcosa
(Il principe d'Egitto, Z la formica). Spirit
non sfugge a questa ricerca, in quanto parte da un'opzione per niente
scontata: quella di rinunciare all'antropomorfismo classico, eleggendo
a protagonista e punto di vista della storia (il lato oscuro dell'epopea
del West) un cavallo che, giustamente, nitrisce. Unica concessione: la
voce over narrante (in originale Matt Damon) e le canzoni
di Brian Adams (tradotte in Italia da Zucchero).
Pur non interessando più nessuno, il duello del Natale 2002 vede
vincitore Spirit su Il pianeta del tesoro.
(Rosario
Gallone)
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