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Se mi lasci ti cancello (Usa 2004) di Michael Gondry con Jim Carrey, Kate Winslet, Mark Ruffalo, Elijah Wood, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson

Non c'è che dire. Gran titolo! Il tam tam con cui si è propagato lo sconcerto per un titolo italiano che ci "azzeccava" con il film come il cavolo a merenda alla fine ha trasformato la pellicola in un piccolo cult. Entri in sala con l'intenzione (chiaramente non dichiarata all'amico al tuo fianco) di lasciarti andare per un paio d'ore al dolce oblìo di una commedia sentimentale e invece ti trovi ad assistere a un film che si pone qualche interessante interrogativo esistenziale tra cui, principalmente, se proprio l'oblìo possa essere un valido antidoto al mal di vivere. Non c'e che dire. Proprio un gran "bel" titolo!
Il film racconta apparentemente la storia di un amore, quello tra Joel e Clementine. Un amore che si sta lentamente consumando. Per smettere di soffrire e per ricominciare letteralmente da zero, Clementine decide di farsi cancellare la memoria e in particolare tutti i ricordi che la legano a Joel. E Joel decide di fare altrettanto. Ma la soluzione, che significativamente si chiama "Lacuna", lascia dispersi e spauriti. Senza lo stratificarsi dei sentimenti, senza le elaborazioni dei lutti e il giudizio su ciò che è già stato, si resta inevitabilmente senza un'identità. Non si può che precipitare a questo punto in un agire soltanto apparente, in un loop infinito fatto di gesti inconsapevoli, senza una meta e senza una direzione. Bene spiega questa condizione Clementine e ancor di più l'infermiera per cui le parole sono nient'altro che citazioni da un libro di aforismi ripetute all'infinito. Un loop, appunto, come evoca, del resto, il bel (senza virgolette) titolo originale del film: Eternal Sunshine of the Spotless Mind (da una poesia di Alexander Pope).
La mente di Joel, in uno scatto di autoconservazione, prova a resistere a tutto questo: aggrappandosi alle emozioni tenta di preservare i suoi ricordi per preservare in definitiva se stesso. Non ci riuscirà. Ma, almeno, il resistere gli avrà ridato la dignità dell'esserci a dispetto della sofferenza.
La regia di Michel Gondry rischia più di una volta di compiacersi del suo importante curriculum nel mondo del videoclip, indugiando più sulla restituzione della fluidità della dimensione spazio-tempo nella mente di Joel che sull’orrore del discioglimento della sua identità, ma riesce tuttavia a tenere la barra a dritta e a regalarci, tutto sommato, una decisa metafora del contemporaneo, coadiuvato dalla solida sceneggiatura di Charlie Kaufman e dalle intense prove d'attore della coppia Carrey-Winslet.

Vincitore dell'Oscar per la miglior sceneggiatura originale

(Giulio Arcopinto)

 

Bei manifesti originali

Bei manifesti originali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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