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Roberto Succo (Francia 2001) di Cédric Kahn con Stefano Cassetti, Isild Le Besco, Patrick Dell'Isola

Campi lunghi e lunghissimi abbondano in Roberto Succo. Quasi che il regista voglia tenere le distanze. Poi, però, sulle foto degli scomparsi e delle probabili vittime, nonché su quelle dei raffronti autoptici sui cadaveri dei coniugi Succo, lo sguardo si fa terribilmente (ed insostenibilmente) vicino. Insomma, l'ambizione di obiettività, scevra da facili interpretazioni psicoanalitiche della follia del protagonista, si infrange contro gli unici dati concreti della vicenda: i morti. Sei ne fece Roberto Succo, più un imprecisato numero di rapine, furti, stupri, aggressioni, prima del suicidio in carcere nel 1988. La storia vera di questo parricida è stata raccontata prima in un libro di Pascal Froment (Je te tue. Histoire vraie de Roberto Succo, assassin sans raison) da cui, in seguito, Kahn (con l'apporto prezioso dello stesso Froment e di Gèrard Brach) ha tratto la sceneggiatura della sua opera n. 4. E' evidente l'intenzione di ricostruire più che spettacolarizzare (anche se un paio di inseguimenti in auto risultano piuttosto efficaci) e, a tal scopo, la scelta dello sconosciuto Stefano Cassetti, inespressivo e monocorde al punto giusto (qualunque cosa dica, sembra recitata a memoria da un bimbo, e l'istitutrice svizzera sequestrata spiegherà il suo sangue freddo proprio con l'abitudine a trattare coi bambini) si rivela felice. Non si simpatizza con lui, come non si simpatizza con il poliziotto Thomas, lontanissimo dal clichè del detective che si immedesima nel serial killer. In concorso a Cannes 2001, è stato distribuito in Italia con un anno di ritardo, ma nel mese di agosto. Praticamente è come se non fosse mai passato nelle sale.

(Rosario Gallone)


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