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La promesse (Belgio 1996) di Luc e Jean-Pierre Dardenne con Jérémie renier, Olivier Gourmet, Assita Ouédraogo

I titoli non sono casuali per i Dardenne. La loro opera seconda ha il nome del personaggio principale (Rosetta, Palma d'Oro a Cannes 1999), tanto è vero che la pellicola non presenta un vero e proprio blocco narrativo né un evento principale (un noyau, come lo chiama Barthes), ma piuttosto pare quasi delineare un esistente attraverso una serie di eventi secondari (i satelliti chatmaniani). In La promesse, invece, il nucleo (sempre Chatman!) c'è, eccome! Ed è proprio "la promessa" che Igor fa all'immigrato Amidou in punto di morte; accadimento che spinge la vicenda nella direzione del bildungsroman, contemplante anche la classica ribellione al padre. I fratelli registi riescono a dare l'impressione di osservare (non visti) i personaggi dei loro film, sia che adoperino il teleobiettivo sia che gli stiano addosso con la m.d.p., anche se qui il giovane protagonista prende spesso il sopravvento e lo sguardo oggettivo della cinepresa diventa il suo sguardo (mentre spia Assita, la moglie di Amidou). Tuttavia, particolari come l'assenza di una colonna sonora musicale extradiegetica o l'attenzione a snodi apparentemente irrilevanti ai fini della progressione drammaturgia, laureano Luc e Jean-Pierre, fin da questo loro esordio, socioentomologi del nuovo cinema europeo.

(Rosario Gallone)

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