|
|
|
Prendimi l'anima (Ita
2002) di Roberto Faenza con Emilia Fox, Iain Glein
Dal regista di Jona che visse nella balena
e de L'amante perduto arriva questo nuovo film, dedicato alla vita
della sconosciuta Sabina Spielrein, almeno fino al 1977, anno in
cui negli scantinati del Palais Wilson di Ginevra, sede dell'Istituto
Svizzero di Psicologia, fu trovato l'inedito carteggio tra Sabina Spielrein,
Freud ed il suo pupillo Jung.
Faenza ha lavorato a lungo a questo progetto, girando tra la Svizzera
e la Russia e cercando di ricostruire quanto più fedelmente possibile
la vita di sabina, dal suo ricovero in ospedale perché affetta
da isteria, alla sua guarigione grazie al suo medico Jung, che
utilizzò con successo il metodo freudiano, dalla tormentata storia
d'amore con il suo taumaturgo, alla sua laurea in psichiatria, dopo aver
superato l'incomunicabilità derivante dalla relazione con Jung,
ed essere diventata lei stessa discepola di freud; fino al suo trasferimento
in Russia dove fondò l'Asilo bianco, dedicandosi alla psicologia
infantile.
Nonostante il grande impegno di Faenza, i lunghi viaggi che gli
hanno permesso l'incontro con una nipote di Sabina, Menliche Spielrein
(il film è raccontato proprio da una presunta nipote che trafuga
il diario personale di Sabina dalla biblioteca), l'incontro, ancora più
significativo, con l'ultimo sopravvisuto, pggi ottantaquattrenne, dei
pazienti dell'Asilo bianco, il film risulta lento, in alcuni tratti
incompiuto ed impersonale, forse eccessivamente didascalico. Nota di merito
ad Emilia Fox (già apprezzata interprete de Il pianista),
ottima la scelta di Iain Glein identico a Jung, appassionata
la scena del primo amplesso fra i due amanti, la cui immagine figura sulla
locandina del film.
(Letizia Gallone)
|
|
|
|