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Placido Rizzotto (Italia 2000) di Pasquale Scimeca con Marcello Mazzarella, Vincenzo Albanese, Carmelo Di Mazzarelli, Gioia Spaziani

Se non fosse per il fatto che a stringersi la mano sono Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa, la fine di Placido Rizzotto parrebbe, in tutto e per tutto, una citazione dell'epilogo di Casablanca (ma, forse, lo è; in fondo, viene omaggiato anche Rashomon). Le didascalie conclusive ci informano (nel caso non lo sapessimo già) che da, allora, ancora tanto sangue doveva essere versato per mano della mafia. Scimeca chiude un'ideale trilogia sul mondo contadino siciliano (cominciata con La notte di San Sebastiano e proseguita con Briganti di Zabut), scegliendo, questa volta, il biopic. La vita narrata (dal regista e dal cantastorie intradiegetico, che è il padre del protagonista) è quella di Placido Rizzotto, dirigente della Camera del Lavoro di Corleone, ucciso (o fatto uccidere) da Luciano Liggio, per il suo impegno a favore dei poveri braccianti. Impegno portato avanti con cortei di protesta, comizi ed occupazioni di fondi incolti, veri e propri feudi delle famiglie mafiose. Figura centrale sembra essere, non tanto il sindacalista che dà il nome al film, quanto 'O sciangato (Liggio) l'uomo che ha segnato il passaggio da una mafia violenta e prepotente, ad una cinica, spietata, onnivora, ambiziosa e psicopatica. Come è ancora adesso (e lo sconforto prende anche il vecchio cantastorie, abbandonato, alla fine, nella piazza. Solo, senza che nessuno più lo ascolti.

(R.G.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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