Per sempre

(Italia 2003) di Alesandro di Robilant con Francesca Neri, Giancarlo Giannini, Emilio Solfrizzi, Alberto Di Stasio

Trama (con tanto di spoiler): Giancarlo Giannini è un avvocato di successo, sposato e con prole. Inizia una relazione con un notaio (Francesca Neri) che dopo quattro anni lo lascia via telefonino. Giannini impazzisce e si lascia morire, ma poi torna sotto forma di fantasma (muto) ed il notaio scopre di amarlo. Tuttavia il buon fantasma lascerà che l'amore della sua (trascorsa) vita tenti un nuovo legame con il di lui psicologo (Solfrizzi).
A vent'anni da Zeder (Pupi Avati, 1983) Maurizio Costanzo torna alla sceneggiatura. Peccato che nel frattempo l'autore di cose importanti come Una giornata particolare (Ettore Scola, 1977) sia diventato talmente poco amico del cinema da far spostare l'orario dei Bellissimi di rete 4 dalla seconda alla terza serata per evitare concorrenza al suo sciatto talk show quotidiano, le cui banalità, degne dei vari ed improbabili personaggi che siedono ogni sera al Parioli, ritroviamo in abbondanza in questo inconcludente film: anime graffiate (sic!), psicoterapie alternative, destini amorosi incrociati ed anime gemelle che tornano dalla morte. Sembra che da un momento all'altro debba spuntar fuori fuori Paolo Crepet o qualche altro psicologo dalla banalità facile a commentare le scene (ricordate il professore che in Harry a Pezzi -Woody Allen, 1997- interviene verso la fine del film per spiegarne il "messaggio"?).
La regia di di Robilant è al servizio di una storiella che non è nelle sue corde (ma forse non sarebbe nelle corde di nessun regista italiano) ed il tentativo (inconsapevole, ritengo) di miscelare Bergman, Always (Steven Spielberg, 1989) e Wong Kar-Wai, fallisce oberato dal peso di una cultura dell'immagine sempre ancorata alla necessità televisiva di fornire immagini immediatamente decodificabili.
Momento di massima irritazione: la scena finale accompagnata, in tutta la sua lunghezza, da Because the Night di Patti Smith.

(Gi9acomo Fabbrocino)