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People
I Know (Usa 2002) di Daniel
Algrant con Al Pacino, Kim Basinger, Téa Leoni, Ryan O'Neal, Bill
Nunn
Dopo appena 5 minuti, Eli
Wurman, il PR protagonista della storia (un incontenibile e, di fatto,
incontenuto Al Pacino), domanda sarcastico al suo unico cliente,
l'attore Cary Lauter (che deve sfuggire ad una sua conquista femminile):
"Nessuno ti ha detto che la rivoluzione sessuale è finita
negli anni '70?". Probabilmente è vero come, del resto,
è vero che la poetica dei losers è tramontata nello
stesso periodo, offuscata dal fumoso edonismo reaganiano degli
'80. Ma Robert Redford (qui produttore) ed Al Pacino, di
tanto in tanto, si fanno prendere dalla nostalgia del bel cinema di impegno
civile e liberal di un tempo (quello dei vari Pollack, Schlesinger,
Nichols, Rafelson, Pakula, Penn), un cinema
in grado, pur non rinunciando allo spettacolo, di parlare di corruzione
politica, di emarginazione, di vacuità dello showbiz, dei
falsi miti. Qui ce n'è per tutti (specialmente per i movimenti
-o dovremmo dire lobby ?- per il riconoscimento dei diritti delle
varie comunità), ciò non toglie che la pellicola di Algrant
dia la sensazione di essere datata, fuori tempo massimo, sebbene l'argomento
scottante abbia dato comunque fastidio negli Usa, tanto da determinare
il confino del film direttamente al circuito delle linee aeree.
(Rosario
Gallone)
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