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Parla con
lei (Spagna
2002) di Pedro Almodóvar, con Javier Cámara, Darío
Grandinetti,Rosario Flores, Leonor Watling, Geraldine Chaplin
L'infermiere Benigno (Javier
Cámara) accudisce con grande amore la giovane e bella Alicia
(Leonor Watling), ballerina in coma neurovegetativo. Nello stesso
ospedale uno scrittore di guide turistiche (Darío Grandinetti)
veglia il coma della donna che ama, la famosa torera Lydia (Rosario
Flores).
Per una volta Almodóvar concentra il suo lavoro di analisi
dei sentimenti, sempre veicolato dallo spettro di Sirk e dalle
forme drammatiche popolari, su personaggi maschili e giunge a questo stadio,
al termine del nuovo corso iniziato con Il fiore del mio segreto
(1995), quasi completamente "ripulito" dai lustrini kitch
e dai barocchismi eccessivi che hanno sempre contrassegnato la sua
produzione. Il film procede, infatti, con estremo rigore e stilistico
e narrativo, mentre tutto il kitsch è confinato negli schermi
della tv (la patetica intervista alla torera in un talk show) e
del cinema (Il delizioso film nel film in cui un uomo si "restringe"
come l'Incredible Shrinking Man di Jack Arnold e
passa la notte nella vagina della sua amata). La realtà, invece,
è descritta così com'è: dura ed ambigua. Come giudicare
infatti, l'assurdo gesto di Benigno che, mettendo incinta Alicia mentre
lei è in coma, la riporta alla vita? E' un miracoloso gesto d'amore
o l'atto di un depravato?
Oppure, dopo la visione, ci si può chiedere se sia possibile amare
qualcuno che, biologicamente, vive, ma che in effetti vegeta. Tutto ciò
mentre, allegoriamente, si può leggere il film come la descrizione
del desideri maschile e maschilista di possedere una donna completamente
sottomessa ed inerte come una bambola di carne.
Parla con lei è un film molto più ricco di quanto si possa
desumere da una breve sinossi, ricco com'è di immagini e temi (le
coreografie Tanztheater di Pina Bausch, la Sehnsucht
latina di Caetano Veloso, il il gioco rohmeriano sui casi amorosi,
l'autoreferenzialità dell'autore che riconosce la sua palingenesi
poetica), ma anche di raffinatissime inquadrature ad alta densità
semantica.
Cinema raffinatissimo in grado di fare breccia nei cuori di ogni tipo
di pubblico.
(Giacomo
Fabbrocino)
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