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Munich (Usa 2005) di Steven Spielberg con Eric Bana, Daniel Craig, Mathieu Kassovitz, Ciaràn Hinds, Hanns Zischler, Geoffrey Rush

Uno Spielberg diverso? Più politico? Perché affronta, in modo non scontato un capitolo controversissimo della recente storia: l'Operazione (unofficial) "Ira di Dio" con cui Israele vendicò l'assassinio di 11 [atleti israeliani, a Monaco per le Olimpiadi, ad opera del commando palestinese] Settembre [Nero]? E perché sostiene che la vendetta non è la soluzione? Beh! Certo, ma qualcuno si meraviglia? The Terminal cos'era? E Minority Report? Di questa discussione son piene le pagine di giornali più o meno specializzati. Qualcuno, piuttosto, si è soffermato sul vero filo rosso che lega l'intera opera del "Re Mida" di Hollywood? Anche qui, in fondo, il buon Steven parla di cinema. C'è una troupe ridotta, di cinque membri: il regista Avner, con ambizioni di autore, tormentato e perennemente in conflitto con la produzione (tra l'altro è un finanziamento statale avallato da Golda Meir); l'operatore alla "macchina" Steve, sempre in cerca di "azione"; il tecnico di fx Robert, alle prime "armi"; il segretario di produzione Carl che controlla il set prima e dopo; il best man/jolly Hans che ha accumulato esperienza Nel corso del tempo. Il film commisionato loro è un rape & vengeance, un'opera di genere che, però, diventa occasione, ad ogni scena clou, di un cineomaggio. Pollackiano nell'episodio romano e decisamente hitchcockiano in quello parigino, coppoliano nel pranzo all'aperto in compagnia degli informatori/sceneggiatori francesi (che fa il paio con la cena in Apocalypse Now Redux).

(Rosario Gallone)

 

Steven Spielberg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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