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Monsoon
Wedding (India 2001) di Mira
Nair con Naseeruddin Shah, Lillete Dibey, Shefali Shetty
Sono le percezioni sensoriali
a guidarci in Monsoon Wedding, Leone d'Oro al Festival
di Venezia 2001. Davanti allo spettatore diluviano, infatti, l'esplosione
dei colori dei sari, lo sbrilluccichio dei gioielli, la sinuosità
dei corpi danzanti, al ritmo di una musica tradizionale suonata con strumenti
moderni (simile al rai algerino). Il film segue i preparativi del
matrimonio della giovane Aditi, dal quale prende spunto la Nair
per narrare di una famiglia, con i modi tipici della commedia occidentale.
E' proprio il matrimonio (uno status da raggiungere per un riconoscimento
sociale e, come tale, combinato) a segnare lo scarto, la differenza. L'amore,
non a caso, è ricercato da tutti i personaggi e porta con sé
una forte carica passionale, con cui gli istinti, ingabbiati dalle caste,
tentano di liberarsi. Meritano la regia, la fotografia ed il coraggio
di raccontare un'India lontana dal luogo comune della sola povertà,
che compare, a tratti, nel caos metropolitano, come un'enorme ombra che
oscura tutti i colori. Tuttavia, non posso fare a meno di riportare l'opinione
di una frangia della critica (tra cui Goffredo Fofi) per la quale
la pellicola non andava premiata, in virtù della sua eccessiva
occidentalizzazione ai fini di un accesso facilitato al mercato. Mi permetto
di aggiungere che lo script è discutibile nella misura in
cui pare giustificare la mancanza di libertà nel vivere i propri
sentimenti ed una pratica (quella del matrimonio combinato) lontana da
quella contaminazione che la musica ha saputo realizzare.
(Francesca
Zofra)
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