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Match
Point (USA
2005) di Woody Allen con Jonathan Rhys-Meyers, Scarlett Johansson,
Emily Mortimer, Brian Cox
Un giovane ex tennista professionista irlandese
e cattolico arriva a Londra dove lavora come istruttore in un club
esclusivo. Entra in contatto con una famiglia dell'alta società e ne sposa la giovane rampolla:
compra gioielli ed abiti firmati, cambia lavoro, ma i suoi sensi esplodono
solo per la fidanzata del cognato con la quale intesse una relazione
extraconiugale i cui drammatici esiti lo porteranno a capire come al
mondo non esista “nessuna giustizia e nessun senso”.
Ogni film di Woody Allen è ormai difficile da considerare se
non come un tassello di una sterminata opera che, ora con i registri
del comico, ora con quelli del dramma bergmaniano (qui siamo dalle parti
di Hitchcock) si è sempre preoccupata di descrivere l'uomo ed
i suoi rapporti con tutto il resto. In Match Point si
parla poco di arte e di famiglia, sebbene i dialoghi tra parenti e le
gallerie d'arte siano presenti in gran parte del film, e molto di denaro,
sesso e sensi di colpa.
Esattamente come in Crimini e misfatti (non è vero,
come si dice in giro, che Match Point sia
un Woody Allen anomalo!), che citava Dostojevskij nel
titolo come Match Point fa durante il film
inquadrando il protagonista che legge un riassunto di Delitto
e castigo, il presupposto che regola la realtà in
cui si muovono i suoi personaggi è l'inesistenza di una struttura
morale alla base del funzionamento del mondo. Il problema, ed il mutamento,
rispetto al film del 1989 consiste nel fatto che qui chi si macchia del
crimine lo fa senza nessuna abiura, nessuna riflessione, nessun titanismo:
al massimo reagisce con qualche infantile scatto d'ira e qualche calcio
alle suppellettili.
(Giacomo
Fabbrocino) |
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