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Mary (Italia/Francia/Usa 2005) di Abel Ferrara con Juliette Binoche, Forest Whitaker, Matthew Modine, Heather Graham, Stefania Rocca

Abel Ferrara torna a parlare, quasi dieci anni dopo la separazione dal fido Nicholas St. John alla sceneggiatura (la loro ultima collaborazione è per Fratelli), di fede, di misteri spirituali. e lo fa intrecciando questo tema con un altro dei suoi preferiti: il cinema. Il risultato, a quattro anni da Il nostro Natale (è diventato difficile fare film indipendenti in America, lo è diventato ancora di più per un regista come Ferrara che inizia dei progetti, non li porta a termine, viene citato da produttori che vogliono risarcimenti: ecco perché anche Mary è finanziato con capitali europei) è un'opera di una maturità finanche sorprendente. Tutte le paure di scandali si sono rivelate le solite fobie preventive (che parola, eh!) di comunità piuttosto ottuse (Marinella Perroni, presidente delle Teologhe Italiane, ha apprezzato il film), in quanto l'ultima fatica del regista italoamericano tratta con estrema delicatezza temi quali la spiritualità (la metamorfosi del giornalista Younger che pure si chiama Teodore "dono di Dio"), la vita di Gesù e la sua rappresentazione che non è solo quella cinematografica, ma, soprattutto, quella primigenia data dai Vangeli. Quelli ufficiali e quelli apocrifi tra cui figurerebbe il Vangelo di Maria Maddalena che non fu (come vorrebbe la "Pietro's Version") prostituta, bensì discepolo tra i discepoli. Curiosamente un punto di partenza analogo a quello de Il Codice Da Vinci, ma se thriller c'è qui è della coscienza.

(Rosario Gallone)

 

Abel Ferrara

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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