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Luna rossa
(Italia 2001) di Antonio Capuano con Toni Servillo,
Licia Maglietta, Antonino Iuorio, Antonio Pennarella
Luna rossa di
Antonio Capuano doveva avere, a dire dell'autore, un titolo diverso
e, per certi versi, necessario: Orestea. E non solo per
il nome del personaggio principale del film (Oreste appunto), ma
in quanto l'intera storia (atmosfere e violenze) ha la sua giustificazione
intellettuale nella trilogia eschilea. Di qui la necessarietà di
un titolo che, automaticamente, ricordasse Agamennone, Clitemnestra
ed Egisto. Torniamo al film, saga familiare di disperazione e morte,
di vendette e tradimenti. Storie di camorra, narrate, però, dallo
sguardo visionario e gelido di un regista come Capuano, dall'occhio
coraggioso e mai banale. La prima mezz'ora è quanto di meglio abbia
prodotto il cinema italiano negli ultimi tempi. Il gusto per l'eccesso
è parte integrante della cifra stilistica di Capuano. Come
in tutti i suoi film, la materia organica (corpi, sangue, la vita stessa)
è brutalmente mostrata, stuprata, distrutta. Nascosta tra le rughe
di Italo Celoro, nei letti incestuosi di casa Cammarano,
nei volti di Toni Servillo, Licia Maglietta, Antonio
Pennarella, Antonino Iuorio (tutti attori veri), la vita viene
negata. Ed è la morte ad essere raccontata. Ecco spiegati i fischi
a Venezia, lo storcere il naso da parte di molti. Il gelido squillo
di un cellulare (nel film, provocatorio ed ossessivo) li seppellirà,
insieme alla musica di Raiz ed alla risata di Capuano, riuscito
nell'intento di disgustare ed interessare. Un autore vero, napoletano.
Pensate non sia abbastanza per il pigro cinema italiano?
(M.M.)
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